Il governo dei tecnici accantona ciò che è politica. Il capitolo sottosegretari finisce in secondo piano. Per Mario Monti la priorità è la manovra correttiva. La quarta del 2011. E arriverà prima dell’8 dicembre, quando si riunirà il prossimo Consiglio europeo. Il governo già tra pochi giorni varerà il provvedimento correttivo: inciderà per 15 miliardi sui conti pubblici e permetterà di arrivare al pareggio di bilancio entro il 2013. Così come garantito dal premier e ministro dell’economia ieri a Bruxelles. Monti aspetta che i tecnici del Tesoro gli consegnino il check-up completo sui conti pubblici. Ma l’impatto delle misure già varate con le due manovre estive e con la legge di stabilità, impone la necessità di ulteriori correttivi. Oggi, intanto, in aula a Montecitorio il via alla discussione generale sull’introduzione del principio del pareggio di bilancio in Costituzione.

Se il premier attende via XX Settembre, i vertici dei partiti aspettano Palazzo Chigi per definire la partita di sottosegretari e viceministri. Tutto fuorché chiusa. I segretari Angelino Alfano e Pierluigi Bersani con il leader dell’Udc Pierferdinando Casini da giorni tentato di definire un quadro condiviso da sottoporre al premier quando saranno convocati. Secondo alcune indiscrezioni i tre si sarebbero dovuti incontrare, ma sia Bersani sia Casini smentiscono. Il primo parla di “leggende metropolitane”, il secondo si limita a comunicare che “non risulta” nessun incontro tra lui e i segretari del Pdl e del Pd.

Oggi il segretario del Pdl dovrebbe incontrare il sottosegretario Antonio Catricalà per avere indicazioni sul metodo che Monti intende seguire per la selezione delle candidature. A oggi “non ci sono novità”, ha garantito il neoministro delle Politiche agricole, Mario Catania. “Il Presidente del consiglio si è riservato una riflessione in materia e ci ha detto che nei prossimi giorni ci darà indicazioni; siamo fermi a questo”.

Ancora nessuna rosa di nomi, dunque. Ma, fermo restando che l’ultima parola spetterà a Monti, come tutti garantiscono, le forze che sostengono il governo hanno già avviato le prime consultazioni al loro interno e gli scogli da superare sono diversi. L’imperativo, per tutti, resta quello di figure esclusivamente tecniche. Ma i partiti si pongono anche il problema della conoscenza della macchina parlamentare e ministeriale. La preoccupazione, espressa sia in ambienti Pd che Pdl, ma anche centristi, è che si arrivi alla nomina di personalità di alta caratura e competenza, ma prive di quel minimo di conoscenza dei meccanismi parlamentari e, azzarda una fonte di via dell’Umiltà, di quella “scaltrezza necessaria per far fronte alle insidie tipiche delle commissioni. Uno scotto che già pagano i ministri”.

Una volta chiusa la partita della composizione del governo, si inizierà a mettere a punto la nuova dinamica parlamentare. Si continua a parlare con insistenza di una cabina di regia tra le forze che sostengono il governo. Su questo il Pdl avrebbe chiesto di rimandare la discussione a dopo la nomina dei sottosegretari e comunque l’idea non entusiasma Bersani. “Un raccordo tra governo e Parlamento si può trovare nelle forme previste dalla Costituzione”, hanno sottolineato al Nazareno, vale a dire le commissioni parlamentari dove sono rappresentate sia le forze politiche sia l’esecutivo. Ma c’è il nodo Lega, che non vuole cedere neanche sulle commissioni e ha deciso una linea d’opposizione dura su tutti i fronti. E la spaccatura (l’ennesima) nel Pdl generata ieri dalla volontà espressa dalla maggioranza attuale di voler riconoscere la cittadinanza italiana ai figli di immigrati nati in Italia.

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