Il presidente di Finmeccanica Pier Francesco Guarguaglini

Ci sono la ex Alleanza nazionale, l’ex Forza Italia, ma anche l’Udc e un amico di D’Alema nei verbali della delicatissima inchiesta su presunte tangenti uscite delle sedi dell’Enav e arrivate nelle casse dei partiti. Ed è proprio riprendendo tutte le carte depositate dal pm Paolo Ielo, che viene fuori un quadro desolante: un sistema di finanziamento illecito a diversi rappresentanti di partito, diretto da Lorenzo Borgogni, responsabile delle relazioni istituzionali di Finmeccanica.

Profondo nero

Uno dei primi nomi che viene fuori è quello di Luigi Martini, classe ’49, ex deputato di An, ad oggi presidente di Enav. Viene citato nella richiesta di misura cautelare emessa nei confronti di Guido Pugliesi, Manlio Fiore e Marco Iannilli. Nella richiesta dei pm Paolo Ielo e Alberto Caperna si riporta un episodio in particolare: “Si rilevi la vicenda relativa alla cessione di una controllata Finmeccanica, dalla quale egli (Lorenzo Borgogni, ndr) ricava una cresta di 1. 250. 000 euro per sè e 1. 250. 000 per Martini, in quell’anno parlamentare, ad oggi presidente Enav”. Ma ci sono anche i nomi di Altero Matteoli, Maurizio Gasparri e Ignazio La Russa. A raccontare è Di Lernia in un interrogatorio del 27 giugno 2011. Il ‘cowboy’ parla di alcune perplessità circa “operazioni che ha visto affidare il lavoro a Optimatica, con delibera dell’ad per una somma pari a 9.900.000 euro. (..) Optimatica è una società vicina al ministro Matteoli, credo che eroghi finanziamenti alla fondazione a lui riconducibile, ed è attraverso questi favori fatti ad Optimatica che Pugliesi si è garantito l’appoggio per la conferma nel ruolo di amministratore delegato”.

E i ricordi di Di Lernia sembrano trovare conferma anche nelle parole di Lorenzo Cola, ex consulente esterno di Finmeccanica. Secondo le sue dichiarazioni, sarebbe stato creato un tavolo delle nomine del cda di Enav, all’interno “della maggioranza composto da Brancher, Cesa, Gasparri o La Russa e un uomo della Lega. Pugliesi è sempre stato in quota Udc”. Ma i soldi di Finmeccanica sarebbero stati utilizzati anche per la festa di partito. Come quella del Pdl del 2010 a Milano, quando La Russa salì sul palco e definì quell’incontro “una festa senza sponsor”. Ma solo pochi giorni prima c’è un’intercettazione che desta qualche dubbio. Il capo della segreteria di Ignazio La Russa, Filippo Milone, parla con Borgogni, e lo implora di cacciare i soldi, chiedendo un appoggio “non come Finmeccanica ma come società esterna”.

Azzurro sonante

Sono due gli uomini di Forza Italia che avrebbero avuto contatti con il mondo di Finmeccanica. Si tratta di Marco Milanese, la cui vicenda della barca è ormai nota, e Ilario Floresta, ex deputato di Forza Italia attualmente nel cda di Enav. In un interrogatorio del 27 giugno scorso, Tommaso Di Lernia racconta di un incontro con l’ex deputato, che “che doveva recuperare risorse economiche da destinare al partito di riferimento. (..) Dopo l’arresto di Iannilli, Floresta mi disse di incontrarlo anche attraverso Pugliesi e mi disse che avrei dovuto dargli 500 mila euro che Iannilli avrebbe dovuto dare a lui (..) mi disse di attivarmi dentro Selex per conto della quale dovevano essere erogate somme di denaro anche in relazione alle delibere del cda relative alla gara europea per il Four Flight (un nuovo software per la gestione del traffico aereo). Si tratta di una gara ‘pennellata’ nel senso che specifiche richieste sono state costituite su misura per Selex”.

Scudo crociato

A parlare di tangenti in Udc è sempre il grande accusatore Di Lernia che racconta dei 200 mila euro consegnati a Pippo Naro, tesoriere del partito. E aggiunge un dettaglio: “Pugliesi mi disse che quei soldi erano destinati a Casini, vennero consegnati al tesoriere dell’Udc perché erano assenti sia Lorenzo Cesa che Casini, impegnati in un’operazione di voto, secondo quanto mi disse il tesoriere”. Ma assieme a Naro, i soldi nelle casse dell’Udc sarebbero arrivati anche tramite Lorenzo Bonferroni, componente del Cda di Finmeccanica in quota Udc, vicino a Lorenzo Cesa. “La consegna delle somme di denaro a Bonferroni – racconta Lorenzo Cola – è avvenuta nel 2008 quando portai a Borgogni 300/350 mila euro in contanti che mi furono consegnati da Iannilli, e che provenivano da sovrafatturazioni di società che lavoravano con Selex”.

Relazioni pericolose

Nelle carte esce fuori anche Franco Lazzarini, amico di D’Alema e presidente di Italbrokers, azienda genovese che opera nella mediazione assicurativa, che avrebbe pagato una mazzetta di 2 milioni di euro a Lorenzo Borgogni. Ed è proprio lui che lo svela in un interrogatorio dell’11 gennaio scorso: “Quando arrivai in Finmeccanica, fui contattato da un broker assicurativo (ltalbroker) che, in cambio del mantenimento della copertura assicurativa che aveva in Finmeccanica, mi riconobbe un compenso, dapprima versatomi attraverso il conferimento di una partecipazione nella società e quindi in denaro: la somma liquida versatami ammonta a euro 2 milioni”. Intanto dopo gli arresti di sabato sono iniziati gli interrogatori di garanzia. Manlio Fiore, direttore tecnico di Selex, ha smentito le parole di Di Lernia, respingendo ogni accusa. Il commercialista Marco Iannilli, dominus della Arc Trade, una delle società che subappaltavano i lavori affidati, senza gara, da Enav a Selex, invece ha ammesso che sono false, ossia emesse per lavori mai eseguiti, le fatture per circa 800 mila euro a lui attribuite.

da Il Fatto Quotidiano del 23 novembre 2011

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