C’è qualcosa di nuovo, nella foto di gruppo del milionesimo governo italiano, e qualcosa, anche, di antico.

Il nuovo è la compostezza posturale e l’omogeneità culturale (tutti docenti, zero macchiette), si ha l’impressione che l’età sia giustificata dall’esperienza (ne serve parecchia per uscire dalla m…., leggi “melma” se ti vuoi adeguare all ’ eleganza lessicale dei prof.) e non spiegata dalla tigna nel mantenere il posto attraverso i secoli.

L’antico è la predominanza della cravatta (sparite quelle verdi, che sollievo!): quindici cravatte contro tre tailleur. É vero che i tailleur li indossano tre competenze preziose e non tre incompetenze decorative. É vero che maneggiano ministeri tradizionalmente virilissimi come Giustizia e Interni. Resta il fatto che sono tre. Un sesto della squadra.

Democrazia vorrebbe, al comando, cinquanta per cento di donne. E non parlo della democrazia di genere, parlo proprio della Democrazia. É presto? Pensate che non esistano 9 donne in grado di fare i ministri? Esistono. Basta andarle a cercare, lontano dalle luci della ribalta politica, nelle stanze, dove si studia, dove si crea, dove si risolvono problemi. C’è un patrimonio di intelligenze intonse, inutilizzate. Mario Monti ha incominciato bene. Adesso bisogna andare avanti.

Il Fatto Quotidiano, 18 novembre 2011

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