Condivido integralmente le parole di speranza e di legittima preoccupazione con le quali Antonio Padellaro ha commentato la nascita del nuovo governo. “Dai poteri marci ai poteri forti” ha scritto Peter Gomez e ci è sembrata  una giusta sintesi.

“Il governo dei professori”, hanno invece titolato alcuni giornali di destra, aggiungendo commenti sprezzanti sulla funzione dei professori medesimi: forse si trovavano  più a loro agio con il governo dei faccendieri, delle ballerine, degli inquisiti…

Proprio perchè non abbiamo pregiudiziale alcuna contro Monti e contro il suo tentativo di provare a uscire dalla palude, non possiamo tacere sui rischi che il conflitto di interessi continui a vivere anche in questo governo. Le perplessità  sollevate da questo giornale e da altri commentatori sull’eccessiva presenza di banchieri e uomini di finanza non solo è legittima, ma contiene  elementi di verità.

Tacere non solo sarebbe sbagliato, ma potrebbe suscitare il legittimo sospetto che il nostro impegno contro il conflitto di interessi fosse legato solo e soltanto “all’antiberlusconismo di professione”. Il conflitto di interessi vive ogni qualvolta si rischia una confusione e una sovrapposizione tra funzioni di governo e interessi che possono trovare alimento dall’esercizio della carica pubblica. Questa commistione rappresenta comunque una lesione dello spirito costituzionale e un’alterazione del principio di uguaglianza.

Questo principio deve valere sempre, comunque, a ogni livello, per chiunque. Berlusconi ha negato persino che il problema esistesse; a Monti, anche per la sua biografia, spetta il compito di definire una carta delle incompatibilità, di verificare che tutti i ministri lascino gli incarichi precedenti e non diano adito a sospetti, e persino promuovere una nuova legge, che dovrà valere per tutti, si chiamino costoro  Berlusconi, Passera, o Pinco Palla.

L’attuale sottosegretario alla presidenza del consiglio Antonio Catricalà è stato, sino a ieri, il presidente dell’Autorità antitrust. Ogni qual volta gli abbiamo chiesto di rilevare il conflitto di interessi del precedente presidente del Consiglio ha sempre risposto, peraltro senza mai convincerci, che le carenze legislative e la poco chiara definizione  del conflitto di interessi non gli consentivano di intervenire, non parliamo poi di eventuali sanzioni.

Bene, adesso Catricalà siede alla destra di Monti, non dovrebe essere difficile per lui definire subito un nuovo testo, portarlo al consiglio dei ministri e farlo presentare alla approvazione delle Camere.

Un governo che vuole portarci fuori dai rischi del fallimento, non potrà certo ignorare che tra le primissime cause di questo fallimento vi è stata anche la rinuncia ad anteporre l’interesse generale ad ogni conflitto di interesse.
O no ?

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