Tempi duri per le fondazioni culturali emiliano romagnole. Dopo l’accidentato percorso intrapreso dalla Cineteca di Bologna per trasformarsi da ente pubblico in fondazione privata, a pochi giorni dalla consegna del Premio Fellini 2011 al regista Terry Gilliam, si apre un nuovo caso in regione.

Parliamo della Fondazione Fellini oggi diretta dal docente universitario Paolo Fabbri, e con presidente Pier Luigi Celli, nata nel 1995 per espressa volontà di Maddalena Fellini, sorella del regista scomparso, e del Comune di Rimini.

All’epoca furono due gli obiettivi preposti dai fondatori: la creazione di un archivio esclusivo di tutto ciò che concerne, dalle pellicole agli schizzi su carta, il Maestro del cinema italiano e un centro studi a lui dedicato “che rappresenti un punto di riferimento ineludibile sul piano nazionale e internazionale”.

Ma a sedici anni dalla nascita non sono ancora ben chiari presente e futuro di una “fondazione” che, ancora giuridicamente e formalmente associazione, è tornata alle cronache pochi giorni fa per via di un disegno originale di Fellini (La Sangiovesa) che una trattoria di Santarcangelo utilizza nella sua insegna senza detenerne i diritti.

“Una questione da nulla, figuriamoci. E poi noi come fondazione di proprietà, nuda proprietà non in usufrutto, abbiamo soltanto dei disegni e il celebre Libro dei sogni”, spiega il direttore Paolo Fabbri, “Se come fondazione avessimo la possibilità  di usare i diritti di Fellini non ci troveremmo in questa difficile situazione: Fellini è uno dieci brand italiani più famosi nel mondo assieme alla Ferrari”.

Una querelle, quella tra fondazione ed eredi del Maestro romagnolo, che dura dalla notte dei tempi e sembra non cessare mai: “non abbiamo l’esclusività del marchio Fellini, questo deve essere chiaro. Quindi se dopo questa fase di indebitamento ricominciamo da capo dovremmo ripartire da qui”.

Infatti il primo anno della gestione Fabbri-Celli è stato tutto un appianare debiti per poi ricostruire dalle fondamenta una nuova fondazione. Nel 2010 l’ente privato aveva accumulato un saldo in negativo di oltre 600mila euro, lentamente estinto per poi ritrovarsi ora con un conto in attivo di poche migliaia di euro: “Il problema però è che liquidando la vecchia forma associativa abbiamo dovuto licenziare i tre dipendenti e anch’io sono formalmente decaduto dal mio incarico, in attesa che il progetto Fondazione decolli. Sono un po’ pessimista ma per il presidente Celli a gennaio 2012 tutto dovrebbe partire”.

Un intoppo non da poco sorto in concomitanza con le elezioni della scorsa primavera per eleggere il nuovo sindaco di Rimini e che ha prolungato i tempi della costituzione del nuovo ente. In questo momento il Comune di Rimini concede alla Fondazione Fellini la sede, le spese del personale e 50mila euro l’anno (“4mila euro al mese, un po’ poco”); la Provincia 50mila; la Regione 20mila; poi ci sono 20mila euro da Cinecittà, i fondi del ministero della cultura, della fondazione Carim e qualche piccolo sponsor (“per pubblicare i libri o per coniare una medaglia commemorativa”).

“Ho usato i fondi del Ministero e della Camera di Commercio di Rimini, donateci soprattutto per il Premio Fellini, per rifare il sito web e per le politiche generali di comunicazione”, chiosa Fabbri, “Ma se mi confermano direttore voglio rivoluzionare la fondazione partendo dall’organizzazione di una mostra Fellini-Pasolini che si dovrà tenere a Los Angeles e provando ad allargare gli orizzonti artistici degli assegnatari del Premio Fellini iniziando ad invitare pittori, scenografi, attori, perfino produttori. Tentando sempre, come dicono a Rimini, di “tenere la testa fuori dall’acqua” ”.

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