La Romagna sta con Civati. Bologna preferisce Renzi, ma a sostenerlo sono soprattutto gli uomini di Guazzaloca, il primo sindaco non rosso della città. In mezzo lo zoccolo duro dei democratici fedele al segretario Bersani. Eccola la fotografia del Pd emiliano romagnolo all’indomani del derby tra i rottamatori, che ha visto in campo Matteo Renzi a Firenze e il duo Giuseppe Civati e Debora Serracchiani a Bologna.

Nel mosaico di correnti dunque (ma Civati preferisce definirle componenti) a Bologna si sono appena aggiunti i cosiddetti civici, ex sostenitori di Giorgio Guazzaloca, sindaco di Bologna dal 1999 al 2004 che per la prima volta riuscì a battere la compagine di sinistra. Come riferito ieri dal Corriere di Bologna, è stato un fedelissimo di Guazzaloca come Alberto Vannini a dare vita al primo club pro-Renzi in Emilia Romagna. Lo stesso Vannini – che qualche mese fa avviò una raccolta firma per sostenere la candidatura del commissario Anna Maria Cancellieri a sindaco della città – oggi sembra essere stato folgorato dalla luce del Big Bang fiorentino.

La mossa dei guazzalochiani ha sorpreso e imbarazzato i giovani renziani del Pd, tra cui il presidente del consiglio regionale, Matteo Richetti, in prima fila alla Leopolda e i consiglieri comunali Benedetto Zacchiroli e Francesco Errani. Il segretario provinciale democratico Raffaele Donini invece non ha esitato a definire l’operazione di Vannini utile “a riciclare ex amministratori e consiglieri”. Del resto in questa partita interna al centrosinistra i “bersaniani” emiliani, dal presidente della Regione Vasco Errani allo stesso Donini, fanno il tifo per Civati, rottamatore sì, ma dai toni decisamente più morbidi del suo coetaneo fiorentino.

Anche tra le fila del Pd romagnolo sembra spopolare Civati. All’appuntamento bolognese di due settimane fa sono arrivati da Forlì, insieme a decine di iscritti, l’assessore al Commercio Maria Maltoni e il consigliere comunale Massimo Montanari. Il consigliere regionale Thomas Casadei, che nel 2010 partecipò alla Leopolda quest’anno ha preferito la kermesse di Civati, a cui ha partecipato come relatore. E se il sindaco di Cesena Paolo Lucchi ha disertato entrambe le iniziative, il presidente della provincia di Forlì-Cesena Massimo Bulbi, vicino al vice di Bersani Enrico Letta, ha definito Renzi come un “fenomeno”.

Voltano le spalle a Renzi anche le nuove leve del centrosinistra riminese, che preferiscono il duo Civati-Serracchiani. Il segretario dei giovani del Pd di Rimini Giovanni Carghini ha partecipato insieme a una ventina di militanti alla due giorni in Piazza Maggiore, rinnegando la presenza alla Leopolda dell’anno scorso. “Renzi non ci rappresenta. Quello dell’anno scorso è stato un errore”, ha detto alla vigilia della partenza per Bologna.

Vale lo stesso discorso per Modena, dove il gruppo pro-Civati sembra più consistente di quello pro-Renzi. Sotto il tendone allestito a Bologna infatti si sono presentati decine di modenesi, capitanati dall’assessore provinciale Francesco Ori e da quello comunale ai Lavori pubblici Antonino Marino.

A Reggio Emilia invece il Pd sembra diviso a metà. Renzi si è conquistato il favore di un pezzo grosso come il sindaco Graziano Delrio, da poco eletto anche alla presidenza dell’Anci. Il primo cittadino reggiano ha partecipato alla Leopolda difendendo la richiesta del sindaco di Firenze di un ricambio generazionale all’interno del partito. “Le affermazioni di Renzi daranno fastidio a qualcuno – ha commentato Delrio al suo ritorno da Firenze – ma vanno ascoltate e valutate perché sono largamente condivise, anche all’interno del Pd”. Dichiarazioni che incontrano lo scetticismo del segretario di Reggio Emilia Roberto Ferrari, che pur senza schierarsi apertamente da una o dall’altra parte, sembra non nutrire particolari simpatie versi rottamatori della Leopolda: “Finora di idee concrete ne ho viste poche”.

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