Una fascia rossa su “Charlie Hebdo“, in prima pagina. Sopra è stato scritto “Charia Hebdo“. Il settimanale satirico francese, militante e anticonformista, è stato ribattezzato così questa settimana: un numero speciale sulla “primavera araba”. E soprattutto sull’avanzata degli islamisti nel Nord Africa, con allusione alla sharia, la legge islamica. I fondamentalisti non sembrano avere apprezzato. Nella notte, la sede del giornale, a Parigi, è stata messa a fuoco: un incendio doloso.

Anche perché nella prima pagina è stato raffigurato Maometto che dice : “Cento frustate se non muori dalle risate”. Partiamo, comunque, dalla cronaca. L’incendio è stato provocato con delle bombe molotov. I pompieri sono intervenuti subito. E non si segnalano feriti. Ma i locali della redazione di Charlie Hebdo, pietra miliare della gauche (soprattutto quella poco ufficiale), punto di riferimento anche per una “fauna” parigina stanca di tutto, destra e sinistra insieme, ha subito danni notevoli, in particolare al sistema informatico. Intanto, stamani il sito del giornale è stato preso di mira da pirati informatici. Che, poco prima delle 7:30 hanno sostituito la prima pagina online con una foto della moschea della Mecca, nel pieno del periodo del pellegrinaggio, con due messaggi, in inglese e in turco, che denunciavano l’utilizzo dell’immagine del profeta.

La tensione intorno a Charlie Hebdo aveva iniziato a salire due giorni fa, quando il settimanale aveva diffuso un comunicato, per spiegare i contenuti del numero di questa settimana, in edicola proprio da stamani. “Per festeggiare degnamente la vittoria del partito islamista Ennahda in Tunisia e la promessa del presidente del Cnt, il Consiglio di transizione nazionale, di introdurre la sharia come principale fonte della legislazione in Libia – si leggeva nel comunicato -, abbiamo deciso di proporre a Maometto di essere eccezionalmente il caporedattore del prossimo numero”. “Il profeta – si precisava – non si è fatto pregare: ha subito accettato. E noi lo ringraziamo”.

Già queste parole avevano scatenato in rete reazioni di ogni tipo, compresi insulti via Facebook e Twitter al giornale. “Ci chiediamo che cosa bisogna fare per non indignare – aveva reagito Charb, il direttore -. Non ci sembra di aver fatto una provocazione supplementare. Ci sembra solo di portare avanti il nostro lavoro, come sempre. La sola differenza è che questa settimana ci ritroviamo Maometto in copertina. E’ vero che capita di rado”. In realtà il sarcasmo di Charlie Hebdo ha già colpito a questo livello. Ed era andata abbastanza male. Il settimanale aveva pubblicato delle caricature di Maometto. E i suoi dirigenti avevano dovuto affrontare un processo intentato da organizzazioni islamiche. Erano stati, comunque, assolti nel febbraio 2006. Intanto la pubblicazione di quelle stesse caricature altrove in Europa aveva scatenato violente reazioni in numerosi Paesi musulmani. “E’ triste che le reazioni siano così estreme solo per una copertina che riguarda Maometto – ha sottolineato stamani Charb -. Abbiamo solo commentato fatti d’attualità. Non l’abbiamo rappresentato come un estremista”.

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