Pubblico ufficiale è chi esercita una pubblica funzione legislativa, giurisdizionale o amministrativa. Come tutti sanno, il Parlamento fa le leggi e dunque i parlamentari, che se lo meritino o no, sono pubblici ufficiali. Altra premessa un po’ banale. Il codice penale prevede, all’articolo 319, la corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio (Il pubblico ufficiale che, per compiere un atto contrario ai doveri di ufficio, riceve denaro od altra utilità, o ne accetta la promessa, è punito con la reclusione da due a cinque anni). Scendiamo dalle previsioni astratte a esempi concreti. La maggioranza di B&C si sta sfaldando; pezzi importanti l’abbandonano e i Pdl rischia di trovarsi in minoranza. Se succede, il Presidente della Repubblica scioglierà (forse) le Camere e ci saranno nuove elezioni.

Il momento è nero, i sondaggi sono pessimi e B&C rischiano di perderle. Se le perdono, sarà un grave problema: B non riuscirà a far approvare le leggi che gli servono per non farsi processare e rischierà anche la prigione; i C di B rischieranno di non riuscire a fare ancora i parlamentari e di dover andare a lavorare; qualcuno di loro di condividere il destino giudiziario del capo. Giusto prima della votazione decisiva, alcuni parlamentari dell’opposizione passano alla maggioranza e, con il loro voto, la salvano dalla sconfitta. E questo non succede una volta sola. Alcuni di questi sono, poco dopo, nominati vice ministri o sottosegretari o sono mandati a ricoprire importanti cariche pubbliche. Altri parlamentari, rimasti con l’opposizione, raccontano di essere stati avvicinati, prima del voto, da componenti autorevoli del Pdl che li hanno invitati – dicono – a passare dalla loro parte con questa argomentazione: “Dimmi cinque cose che desideri, sarai accontentato”. In diritto penale si parla di “fattispecie”: significa ciò che risulta dall’applicazione della legge penale al caso concreto. Sicché si potrebbe ipotizzare questa fattispecie: alcuni parlamentari (pubblici ufficiali), eletti tra i partiti che sono all’opposizione, hanno deciso di abbandonarla e di schierarsi con la maggioranza, votando a favore delle leggi da questa proposte (atto contrario ai doveri di ufficio); e ciò hanno fatto perché gli sono stati dati o promessi soldi o perché gli sono state promesse importanti cariche pubbliche (denaro o altre utilità). Non ci piove, se le cose stanno così, si tratta di corruzione, prigione da 2 a 5 anni. Se le cose stanno così. Questo è il punto. Che le cose stiano così bisogna provarlo.

I – Il parlamentare non ha vincolo di mandato. Questo vuol dire che non è obbligato a restare con il partito che lo ha inserito nelle liste elettorali e che lo ha fatto eleggere (ovvero, attualmente, con il porcellum, che lo ha nominato). Una vola eletto può fare quello che gli pare. Se, colpito da improvvisa luce come Paolo sulla via di Damasco (questa luce è frequentissima nei palazzi parlamentari), si rende conto che l’interesse supremo del paese è meglio servito da quella maggioranza contro la quale, fino a ieri, ha sputato veleno, nulla gli vieta di abbandonare il partito di origine e schierarsi con un altro che di questo è fiero avversario. Dite che in questo modo si creano le condizioni ottimali per la sagra dei voltagabbana? Sì, proprio vero, però le cose stanno così. E, se stanno così, non si può parlare di atto contrario ai doveri di ufficio. Il mio dovere è votare secondo coscienza: la mia coscienza mi dice che il voto giusto è quello a favore di B&C; io seguo la mia coscienza. Questo il mantra dei voltagabbana.

II – Però ti hanno promesso che, se cambierai partito, ti nomineranno sottosegretario o chissà cos’altro. E, in effetti, sottosegretario sei stato nominato. Sì, ma, che c’entra? Quando io ho visto la luce e mi sono comportato come mi dettava la mia coscienza, io non mi aspettavo nulla; ho solo fatto quello che mi pareva giusto, un imperativo etico a cui mai mi potrei sottrarre. Solo che i nuovi compagni di viaggio hanno scoperto in me qualità eccezionali; si sono resi conto che sono un uomo di valore. E hanno deciso di utilizzarmi nell’interesse del Paese e del partito. E anche questo fa parte dei miei doveri. E, se le cose stanno così, non si può parlare di danaro o altra utilità (la nomina a cariche importanti) come compenso del cambio di schieramento. Il convertito ha agito per via della grande luce, mica per i soldi o il sottosegretariato.

III – Ma, veramente, noi crediamo che tu la grande luce non l’hai proprio vista. È venuto un signore importante, emissario di B, che ti ha detto: “Se vieni con noi soddisferò 5 tue richieste”. Si è vero, io non ci avevo pensato a cambiare bandiera. Ma poi mi hanno promesso che le mie battaglie nell’interesse dei miei elettori, del mio paese, dell’ Europa, del mondo sarebbero state considerate importanti (come sono) e che mi avrebbero appoggiato. E io per questo faccio il politico, per salvare l’Italia, l’Europa, il mondo. E, se le cose stanno così…

Dite che, come linea di difesa, vale quanto il 2 di picche con briscola a denari? Eh, non lo so. Un sacco di gente e più di metà di questi parlamentari pubblici ufficiali integerrimi dicono di credere che B. si è speso con la Questura di Milano perché era convinto che Ruby fosse la nipote di Mubarak. Sicché… A parte gli scherzi, ogni imputato (e figuriamoci un integerrimo parlamentare) può dire qualsiasi cosa: provate voi che non è vera.

Il Fatto Quotidiano, 22 ottobre 2011

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