Sarà la teste più pericolosa del processo che si aprirà il 21 novembre a carico di Nicole Minetti, Lele Mora ed Emilio Fede, accusati di essere i fornitori delle ragazze del bunga-bunga. È Imane Fadil, ha 27 anni, è nata a Fez, in Marocco, ma è cresciuta a Torino e da qualche anno vive a Milano. Fa la modella. Ha frequentato le feste di Arcore. Ha visto con i suoi occhi che cosa succedeva durante e dopo le “cene eleganti”. In agosto ha deciso di rompere il fronte e raccontare la sua verità ai magistrati di Milano. “Voglio spiegare al Fatto il perché, poi starò in silenzio fino alla fine del processo”.

Un caffè con il padrone tv
Sbotta: “Non ce la faccio più a passare per quella che si è venduta ad Arcore. Non m’interessano i soldi, m’interessa la mia dignità. Ho partecipato a qualche serata a casa del presidente, ma io non ho mai fatto niente di sconveniente. Finita in questa storia, per sei mesi mi sono chiusa in casa. Nessuno mi dà più lavoro. Allora ho deciso di parlare, di raccontare quello che ho visto, perché non voglio far vincere quelli che denigrano le donne, che convincono le ragazze che si fa strada non per meritocrazia, ma per mignottocrazia. Io non riuscirei a mostrare la mia carne, a vendermi per fare carriera. Non credo che le soddisfazioni nella vita si ottengano in questo modo. Credo che le personalità forti non abbiano bisogno di fare certe cose per centrare i loro obiettivi. Non se ne può più!”.

Imane, t-shirt bianca firmata, jeans stretti al ginocchio, lipgloss rosa, scarpe da ginnastica, vuole spiegare innanzitutto come è arrivata ad Arcore. “Facevo la modella, nel 2007 avevo partecipato a La grande notte, con Gene Gnocchi e Afef, su Rai2. Poi per tre anni sono uscita dal giro perché mi ero fidanzata e mi interessava di più il lato sentimentale della vita. Nella vita però tutto inizia e tutto finisce, così dopo tre anni sono tornata a dedicarmi al lavoro. Comincio a girare un videoclip con Nina Senicar e un deejay di nome Dj Ben. Questi, credo su spinta di Lele Mora, mi chiede se volevo prendere un caffè ad Arcore. Ho accettato: perché non andare a prendere un caffè da un signore che è padrone di tre tv?”. Ad Arcore, Imane arriva per la prima volta nel febbraio 2010. “C’erano già altre ragazze. Ci accoglie il signor Silvio. Dopo la cena, Nicole Minetti e Barbara Faggioli si cambiano d’abito e si vestono da suore, con una tunica nera e una croce rossa sul velo. Ballano e a un certo punto si tolgono il vestito da suora, restano in lingerie e cominciano a dimenarsi attorno al palo della lap dance. C’era anche Lisandra Lopez, che non indossava le mutandine e quando si chinava lasciava vedere chiaramente il sedere nudo e anche, diciamo, la parte intima femminile”.

I soldi? Parlerò in aula”
Tra il febbraio e il settembre 2010, Imane torna almeno altre quattro volte ad Arcore e una a villa Campari, a Lesa. Riceve una busta con 2 mila euro a febbraio, con 5 mila a settembre. “Ma di questo parlerò solo al processo”. Continua: “Ho partecipato anche a cene normali, ma altre volte invece ho visto situazioni che non mi piacevano affatto. Balletti volgari, ragazze nude. Non tutte le ragazze si comportavano in un modo che offende la dignità delle donne, ma alcune sì. È gente che non sa che cosa siano i principi. Sono arrivate ai loro obiettivi con una sfacciataggine assurda e soprattutto prendendo in giro tutta Italia. Questo mi ha fatto decidere: io a questo gioco non ci sto”.

“Nicole Minetti? Lei era quella che organizzava le serate, lo sapevamo tutte. La signora faceva l’amministratrice… Ma io stavo alla larga da certa gente. Infatti nelle intercettazioni non c’è alcuna mia telefonata con lei o con altre ragazze. Lo dicevo anche al direttore Fede: non voglio fare comunella con persone che non mi danno nulla, anzi che come donna mi fanno sentire male. Però io non guardavo le altre, io guardavo me stessa. Mi era stata fatta una proposta, di lavorare per Milan channel, e io guardavo la mia strada”.

“Dopo la prima volta, è sempre Emilio Fede a contattarmi e a portarmi alle feste con la sua auto. Lele Mora no, per quel che mi riguarda c’entra ben poco. Mi conosceva perché avevo lavorato per lui, ma credo che la prima volta, quando mi fece chiedere se volevo andare a prendere un caffè ad Arcore, si riferisse veramente a un caffè. È Emilio il protagonista principale di questa mia disavventura”.

Imane ha querelato il direttore per il suo intervento al Tg4 del 3 ottobre: “Incontro una ragazza in un ristorante di Milano, una ragazza che avevo incontrato, non portata da me, a una cena ad Arcore. Mi dice: ‘Sono senza soldi, devo aiutare la mia famiglia’. Io le rispondo: non posso aiutarti. Tra l’altro essendo tu da me chiamata nell’elenco dei testimoni a mia difesa io non posso pagare un testimone, sarebbe corruzione. Risposta di questa ragazza, Amin, Iamin, come diavolo si chiama: ‘Va bene. Allora siccome c’è un settimanale, un giornale che mi danno 50 mila euro perché io possa raccontare, raccontare, raccontare, farò così’”. Conclude Fede: “La procura dovrebbe prendere provvedimenti. Non dico che bisogna interrogarla o indagarla, bisognerebbe arrestarla una che fa questo, cioè che in cambio di soldi racconta delle falsità pericolose”.

Imane prosegue diritta la sua storia: “Ruby non l’ho mai incontrata. Me ne ha parlato però Barbara Faggioli. Mi ha detto, sapendo che sono marocchina: c’è un’altra marocchina che potrebbe crearci problemi, perché probabilmente ha video, foto, registrazioni delle serate. Ho visto invece più volte Katarina, la ragazza montenegrina che si dice fidanzata di Silvio. Mi è sembrata, diciamo così, sofferente. Quando, per attirare l’attenzione durante la festa del 4 settembre a Lesa, si è buttata dalle scale, mi ha fatto pena, tenerezza. Ma io poi non le davo retta. A una serata, Fede ha raccontato, davanti a me, a Giorgio Puricelli, il fisioterapista del Milan, che la sorella maggiore di Katarina teneva sotto torchio Berlusconi. E Fede, quando siamo andati via, in macchina mi ha ripetuto questa cosa. Era preoccupato. Non so. Io non ho chiesto niente, sono una persona che si fa i fatti suoi”.

Il pericolo telefonini”
I ricatti possibili: erano una delle preoccupazioni delle ragazze. Anche Iman si allarma, la sera del 5 settembre: “Un ballerino cubano arrivato con Marysthell Garcia Polanco era seduto sul divano, ma armeggiava con il telefonino. Lo teneva in verticale. Secondo me stava facendo foto o video. Anche Barbara Faggioli si accorge e lancia l’allarme”. E “il signor Silvio?”. Imane lo giustifica. “Io non ce l’ho con lui. È un uomo. E un uomo di alto potere. Secondo me si è fatto trascinare da queste persone che credeva gli volessero bene. Io ce l’ho con i parassiti che gli stanno attorno. Certo, a volte si assopiva e le ragazze dovevano fare ancora di più per attirare la sua attenzione. Secondo me ha un appannamento mentale”.

di Gianni Barbacetto e Antonella Mascali

dal Fatto Quotidiano dell’8 ottobre 2011


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