Quando ho visto per la prima volta il video girato nei manicomi giudiziari italiani ho provato una grande indignazione e un senso di impotenza di fronte a uno spettacolo che non credevo possibile nel nostro Paese. Soffitti scrostati, vetri rotti, incuria, sporcizia e abbandono. E poi persone con ulcere non curate e ferite non medicate. Eppure non sono carceri, dovrebbero essere ospedali, ma di fatto sono lager. E ancora persone costrette su letti di contenzione in condizioni disumane, una vera e propria forma di tortura. Basta una rissa e nel nostro Paese se sei considerato infermo di mente finisci in questi lager, possono passare anni, con proroghe di sei mesi in sei mesi, fino a vivere l’incubo di un ergastolo “bianco” e la tua vita è finita, la tua dignità azzerata. Meglio finire in carcere, dove ti trattano in modo più umano.

In Italia ci sono sei Ospedali Psichiatrici Giudiziari (OPG) nei quali sono recluse circa 1500 persone. Per questo credo che la Risoluzione votata al Senato lo scorso 27 settembre, che impegna il Governo su questo fronte, sia davvero un esempio di buona politica. Un “passo storico”, ha detto Ignazio Marino, che con orgoglio rivendica il fatto che la Commissione di inchiesta sul servizio sanitario nazionale che presiede ha ottenuto un impegno ufficiale da parte del Governo. Questa risoluzione non risolve il problema in Italia, ma la politica si è finalmente posta il problema e ha intrapreso una strada verso la soluzione, fatta di vari impegni: interventi urgenti per adeguare locali, personale, attrezzature e standard ospedalieri; tutela della salute mentale negli Istituti di pena in caso di infermità mentale sopravvenuta, poteri sostitutivi dello Stato in caso di non attuazione delle norme da parte delle Regioni, convenzioni con le Regioni sede di OPG per individuare strutture più idonee di quelle attuali; riformare la legislazione di tutto il settore per introdurre dei correttivi.

L’impegno più rilevante che si è assunto il Governo è quello di considerare possibile l’abolizione dell’istituto della “non imputabilità” per infermità mentale e del conseguente ricovero in OPG previsti dal nostro Codice Penale, in vista di una riforma complessiva dell’intera materia. Tutto questo si farebbe – si legge nel testo della risoluzione – “nelle more del completo superamento dell’istituto dell’OPG, che resta l’obiettivo da perseguire quale scelta definitiva a regime”.

Mi resta un dubbio
, nonostante l’ottimismo: che con questo voto del Senato le Regioni abbiano un alibi per non dismettere gli OPG – che tra l’altro, per la Corte Costituzionale, sono già fuori dal nostro ordinamento – ma per sostituirli con nuovi Ospedali Psichiatrici. Non è questo lo spirito della Risoluzione, ma è un rischio reale che corriamo tutti, se non controlliamo questo processo di cambiamento tappa per tappa, responsabilizzando Regioni, Aziende sanitarie e Comuni, come stiamo facendo, per esempio, con la Campagna Stopopg. Sono i Dipartimenti di salute mentale, le case famiglia, le cooperative sociali la vera alternativa a questo istituto anacronistico e disumano, le esperienze della Toscana, del Friuli, dell’Emilia, di Trento, che accolgono, prendono in carico, curano, integrano queste persone nella società e nel mondo del lavoro, che coinvolgono malati e familiari per valorizzare il loro sapere e per salvare delle vite. E accade che malati, anche gravi, non devono ricorrere neanche più al pronto soccorso o al TSO.

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