Da Londra, dove vivo, seguo sgomenta il tentativo di limitare la libertà di stampa e web in Italia da parte della maggioranza di governo. È il ground zero dell’informazione? Il punto di non ritorno di un Paese cui è toccato assistere all’abbassamento del proprio concetto di democrazia? Il colpo di coda di un Governo che non riesce più neanche a governare se stesso?

Mentre il Paese annaspa nelle sabbie mobili della crisi economica e avrebbe bisogno di una svolta politica corposa e radicale (le motivazioni del declassamento fatto da Moody’s sono chiare: al primo posto i “rischi derivanti dalle incertezze economiche e politiche”) questa maggioranza si occupa di come occultare le notizie.

Cosa ci dice invece il declassamento di Moody’s? Che non è una questione di opinione o di fede politica. È una questione oggettiva: nella gestione della crisi questo Governo non è affidabile. Tradotto significa lacrime e sangue per le famiglie italiane.

Ma torniamo al ddl intercettazioni. Alla rabbia che si prova davanti alla consapevolezza che la pistola è puntata direttamente alla testa del diritto d’informare e di essere informati. C’è anche un’altra consapevolezza però. Questa riforma non passerà. Non passerà neanche se dovesse passare. Perché? Perché nessuno può fermare i tempi. Questa è l’epoca delle opinioni dal basso, della gente che si rivolta sul web, della democrazia della Rete. Chiunque provi a chiudere la bocca a chi vuole esprimersi, non è soltanto antiquato ma anche illuso. Nulla fermerà la trasformazione profonda che è avvenuta negli ultimi anni, nella comunicazione, grazie alla Rete. Niente fermerà il sacrosanto diritto di esprimere le proprie opinioni. C’è un movimento interessante che si sta raccogliendo attorno al sito avaaz.org in queste ore. Ve lo segnalo perché potete usarlo per incidere su questa infelice e anacronistica iniziativa.

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