Su cosa tagliare il sindaco di Genova Marta Vincenzi ha scelto di chiamare a raccolta tutta la città con una sorta di conferenza permanente o “stati generali”. Così, da alcune settimane sono in corso una serie di riunioni per ragionare su cosa fare per evitare il tracollo, dai cantieri ai servizi sociali fino alle opere strategiche della città.

“I numeri sono drammatici, siamo alla resistenza”, racconta il sindaco. Genova può contare per il 2012 su un budget ridotto della metà. “Aldilà delle spese fisse obbligatorie come quelle per il personale, quest’anno i tagli del governo ci hanno lasciato 100 milioni per gestire tutti i servizi del Comune e secondo i nostri calcoli, l’anno prossimo dovremo garantire gli stessi servizi con 50 milioni”.

Fin qui i trasferimenti diretti, cioè una parte dei tagli. Perché poi ci sono quelli indiretti, cioè i tagli ai fondi che arrivano dalla Regione che metteranno in ginocchio il trasporto pubblico locale. “Perché la manovra del governo è come una torta a più strati e ogni volta che se ne assaggia uno ha un sapore sempre diverso, in fondo c’è lo strato più amaro”, accusa Vincenzi.

Su questo fronte i calcoli sono ancora parziali, ma nel 2012 solo per il trasporto la scure del governo taglierà altri 10 milioni di euro. “Se saranno di più è verosimile immaginare che la città sarà presto nella paralisi”, avverte il primo cittadino.

Oltre a tagli c’è anche l’effetto neutralizzatore per la spesa corrente derivante dal Patto di stabilità, cioè quel tetto contabilmente imposto agli enti locali per comprimere la spesa a prescindere dal loro essere virtuosi o spreconi. “Nel 2011 il saldo obiettivo era di 22,7 milioni, con le nuove regole abbiamo ipotizzato per Genova un nuovo tetto che oscilla tra i 50 e i 100. Nel primo caso siamo nei guai grossi, grossissimi. Nel secondo Genova fallisce, nel senso che il Comune non potrà pagare nessuno e ci sarà un effetto domino sulle imprese che eseguono le opere. Ci saranno fallimenti a catena, le opere pubbliche rimarranno ferme, i cantieri aperti”. Proprio questo è stato il tema del primo incontro tra sindaco, assessori, dirigenti comunali e le forze produttive e sociali della città. Perché l’effetto dei tagli avrà ricadute su ogni comparto. Cosa taglierete? “Sui minori trasferimenti diretti si tagliano i posti mensa per i bambini, i posti negli asili, l’assistenza agli invalidi o agli anziani. Solo gli anziani assistiti sono 9mila in città. Questo significa che migliaia di persone rimarranno nella nostra città prive di servizi che fino a ieri erano parte di un pacchetto garantito. Chiaramente non lo faremo perché continueremo a presidiare le cosiddette “funzioni obbligatorie” del Comune, ma grazie alla manovra non si capisce neppure più quali siano. Cosa è davvero essenziale? Ci stiamo interrogando sul perché siamo a questo punto. Io come sindaco non posso permettermi di far salire il conflitto sociale perché già vedo il divario delle uguaglianze che si allarga, vedo lo spettro Grecia delle rivolte sociali, temo il distacco delle periferie. I numeri, lo dico con terrore, somigliano molto a quelli che si sono registrati a Genova a seguito dell’abbandono di alcuni asset industriali. Stiamo per rivivere in quel clima di declino”.

Ma Genova meritava i tagli? C’erano spese correnti da contenere, sprechi o inefficienze? “Macché, questo è il non senso della manovra che non tagliando la spesa centrale rastrella denaro dagli enti locali lasciando scoperti i servizi perfino dove le cose funzionano. Prenda il nostro caso”. Genova, sostiene il sindaco, era un comune da premiare, non da punire. “Dal 2010 al 2011 abbiamo ridotto le spese per funzionamento di 24 milioni di euro, abbiamo smesso di fare bilanci per spese storiche e li abbiamo redatti per obiettivi riducendo il debito del 7% mentre quello dello Stato aumentava del 15. Abbiamo tagliato il tagliabile per ridurre l’esposizione verso e banche. Per questo dico che stiamo pagando per “loro”.

Ma incombe la preparazione del bilancio 2012 e questa volta sarà scritto a più mani. “Mai come oggi il sindaco non può essere da solo a scegliere. Fino a ieri mi sono assunta il ruolo di interpretare non quello che è condiviso fino in fondo dalla città, ma ciò che responsabilmente mi sembra essere più essenziale. Perché ora si taglia la pelle delle persone e io ho bisogno che la città dica con me a cosa può e vuole rinunciare e cosa ritiene alla luce delle poche risorse davvero indispensabile. Da questa operazione di violenza a Genova uscirà una nuova città, ridisegnata nelle sue prerogative di ente che programma lo sviluppo, la ricchezza economica e sociale, il temperamento delle differenze e del contenimento del conflitto”.

Due esempi? “Il Lirico Carlo Felice sul fronte della cultura. La città mi deve dire se dopo tutto quello che abbiamo fatto per restituirlo ai cittadini, comprese le maestranze che hanno accettato di decurtarsi lo stipendio, è giusto o no che il Comune investa ancora 2,5 milioni di euro o è meglio dirottarli su altre voci di spesa”. Altro settore critico è il progetto della metropolitana che è la scommessa urbanistica del futuro. “Anche questo progetto rischia di non vedere la luce nei tempi previsti, è finanziato ma per essere completo servono anche collegamenti e infrastrutture che sono a carico di un comune che non sa se avrà più i soldi”. E sarà una beffa per Genova che fin dagli anni 80 ha una metro interrata che è la più corta d’Europa e che ha approvato e finanziato un progetto di raddoppio del nodo ferroviario che permetterà alla città di avere una metro leggera di superficie che scorre con treni urbani che si fermano ogni 10 minuti. Il progetto punta al completamento entro il 2016. “Su questo abbiamo, oltre che sul rischio di blocco del programma triennale delle opere pubbliche, avuto gli incontri con gli stakeolder istituzionali tra qui Fs, Ansa e Società autostrade. Abbiamo presentato al loro il nuovo libro dei conti scritto sulla base delle riduzioni in finanziaria. La proposta che ne è uscita è quella di salvare il salvabile del progetto chiedendo anche a loro di attivarsi per trovare nei privati, banche, fondazioni etc… degli investitori che credano nel futuro di Genova al posto del governo che evidentemente ha altro in mente. Sulle infrastrutture, sui servizi sociali, su ogni comparto di spesa il Comune non può che fare un passo indietro e passare ad altri quello che non può più gestire, sostenere, programmare. Spero in una Genova che trovi al suo interno forze responsabili e mature che sappiano contribuire alla sopravvivenza della città”.

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