Una candidatura che mette d’accordo Sel e Lega Nord, ma divide il Pd. Si chiude in questi giorni la partita per la presidenza dell’Anci, l’associazione che rappresenta oltre 8000 Comuni italiani. Tra i più quotati c’è Graziano Delrio, sindaco di Reggio Emilia e attualmente uno dei vice presidenti dell’associazione. Con lui un folto gruppo di sindaci di ogni colore politico, che parte dall’Idv e arriva fino alla Lega. A mettersi di traverso però ci sarebbero alcuni esponenti del suo stesso partito, tra cui un pezzo da novanta come Massimo D’Alema. Mentre ad apporggiarlo senza se e senza ma, c’è Piero Fassino.

Il nuovo nome che andrà a sostituire il deputato Pdl Osvaldo Napoli sarà scelto nei prossimi giorni. Durante il congresso nazionale, in programma tra il 5 e l’8 ottobre a Brindisi. A puntare sul sindaco emiliano non ci sarebbe solo Piero Fassino (fino a qualche settimana anche lui nella lista dei papabili, mentre ora sembra essersi sfilato competizione) ma anche diversi rappresentanti del centrodestra. Primo tra tutti il sindaco di Verona Flavio Tosi, che nelle ultime settimane ha più volte dato prova di apprezzare l’intenso lavoro di Delrio all’interno dell’Anci, per difendere i bilanci degli enti locali minacciati dalla finanziaria.

Del resto due settimane fa era stato proprio Delrio a tendere la mano per primo, esprimendo la propria solidarietà al sindaco del Carroccio, per “il coraggio dimostrato nel dire la verità sui contenuti della manovra” superando i diktat dei partiti. I due – non è mistero – sono legati da stima reciproca. E di questi tempi, tra l’altro, Tosi non se la passa benissimo: il sindaco di Verona si è espresso a favore delle dimissioni del presidente del consiglio Silvio Berlusconi. Scelta – svincolata dalle parole del capo Umberto Bossi – che non ha fatto per niente piacere al Carroccio, tanto che Tosi è stato invitato dal suo partito a non partecipare in questi giorni a dibattiti pubblici. Ha saltato prima il festival del Diritto a Piacenza e poi un comizio a Calcinato, nel Bresciano.

E se sul nome di Delrio convergono gli apprezzamenti anche dei sindaci del Pdl e di quelli di Sel e Idv, è dal suo stesso partito che provengono i veti. Nonostante nelle ultime settimane si sia messo in gioco personalmente diventando, in qualità di vice presidente dell’Anci, il principale interlocutore del Governo, sembra che l’ex premier Massimo D’Alema non lo veda di buon occhio. E che a lui preferisca un altro democratico, questa volta del sud, e in particolare di quella Puglia dove anni fa D’Alema gettò le radici del suo potere politico. Si tratta del primo cittadino di Bari Michele Emiliano, il quale non ha mai nascosto il suo interesse per la guida dell’associazione dei comuni italiani. Ma su cui, a differenza di Delrio, pesa la bocciatura della Lega.

In attesa che si chiuda la partita, che sembra ormai giocarsi solo in casa Pd, Delrio preferisce sfilarsi dalla discussione, riducendo i pronostici a “voci che circolano regolarmente in prossimità dei congressi”. Anche se non rinuncia a lanciare una stoccata a tutti quei compagni di partito che starebbero lavorando contro la sua elezione. “Spero che D’Alema abbia qualcosa di più importante a cui pensare. Anche perché – ha aggiunto – è un argomento che compete ai sindaci e non ai partiti”.

Non è escluso che, qualora sui colleghi sindaci dello stesso partito non si trovasse l’accordo, si possa tornare su uno dei primi nomi emersi, quello del sindaco di Torino Piero Fassino. “Ci stiamo lavorando – ha affermato Davide Zoggia, responsabile Enti locali del partito democratico – noi vogliamo essere di aiuto nel rispetto del ruolo di ciascuno e soprattutto dell’autonomia che ha sempre contraddistinto l’Anci”.

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