Una dozzina di camion olandesi carichi di tulipani rossi sono bloccati da sabato scorso alla frontiera rumena con l’Ungheria. Il motivo ufficiale è un “sospetto batterio nei bulbi dei fiori”, ma in molti ci vedono una ripicca del governo di Bucarest al veto dell’Olanda all’ingresso della Romania nello spazio di libera circolazione di Schengen, dopo la sospensione del dicembre 2010.

Uno scherzetto che rischia di costare caro nel vero senso della parola ad Amsterdam, visto che l’anno scorso l’export di tulipani in Romania è stato di circa 700mila euro.

“Solo qualche giorno, finché i risultati delle analisi saranno pronti”, ha promesso Elena Leaota, direttrice dell’Autorità fitosanitaria nazionale rumena. Ma in pochi sembrano crederci. Sarà una coincidenza, ma lo stop ai camion olandesi è arrivato a pochi giorni dall’annuncio che Amsterdam porrà il veto all’ingresso della Romania in Schengen al Consiglio Ue Affari esteri che si è da poco concluso a Bruxelles. Basta infatti un solo Paese contrario dei 22 aventi diritto dello spazio di libera circolazione Ue (composto da 25 Paesi) per fermare l’ingresso di Romania e Bulgaria in Schengen. Oggi Olanda e Finlandia hanno tenuto fede alla loro promessa: Bulgaria e Romania restano fuori Schengen.

Il loro ingresso è congelato dal dicembre 2010, quando Berlino e Parigi furono i primi a dire NO a Bucarest per gli irrisolti problemi di “criminalità organizzata e giustizia” nei due Paesi dell’est. In seguito si opposero appunto Olanda e Finlandia, che forti dei nuovi risultati elettorali interni dove i rispettivi partiti anti-immigrati del Pvv di Geert Wilders e dei True Finns di Timo Soini hanno conseguito ottimi risultati, si sono opposti all’allargamento di Schengen. “È vero, Romania e Bulgaria hanno soddisfatto i requisiti tecnici per accedere”, ha ammesso Paivi Rasanen, ministro degli Interni finlandese, “ma non abbiamo ancora completa fiducia che sino in grado di assicurare confini europei sicuri, e questo per vari motivi, tra la loro corruzione interna ”.

“Diremo No” alla Romania in Schengen, ha annunciato Elaine de Boer, portavoce del ministro olandese all’Immigrazione, qualche giorno prima del meeting di oggi a Bruxelles. Detto fatto. A nulla è valso il tentato compromesso franco-tedesco di aprire ad est prima al traffico aereo e solo successivamente quello via terra. Una decisione allunga i tempi soprattutto per camion e autobus, dal momento che i singoli cittadini rumeni e bulgari possono già attraversare il confine senza problemi.

“La posizione del governo olandese è deludente, anche se ce l’aspettavamo, visto che ormai dipende interamente dal populista e anti immigratorio partito Pvv”, ha commentato amaramente il ministro agli Esteri rumeno Theodor Baconschi. “Ecco un altro caso di come le regole europee vengono ignorate in nome di considerazioni meramente di politica interna”, ha aggiunto, definendo le preoccupazioni olandesi “ingiustificate” e “strumentali”.

Dura anche la reazione della Bulgaria, l’altra grande esclusa da Schengen. Dal momento che prima o poi anche Budapest entrerà nello spazio di libera circolazione, il ministro agli esteri Nikolai Mladenov ha già promesso battaglia sulla revisione del trattato annunciato dalla Commissione a inizio settimana e già pesantemente criticato da Germania, Francia e Spagna per gli “insufficienti poteri concessi agli Stati membri sulla gestione dei loro confini”.

Dopo il No di oggi a Romania e Bulgaria in Schengen, chissà che fine faranno i tulipani olandesi bloccati alla frontiera.

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