Il cardinale Angelo Bagnasco

Il più spericolato è Maurizio Sacconi, secondo il quale le parole nettissime del cardinale Angelo Bagnasco (“In Italia bisogna purificare l’aria ammorbata dai comportamenti licenziosi”) non sono rivolte a Silvio Berlusconi, ma “a tutti”. Per il ministro del Welfare, ”il presidente della Cei ha rivolto un invito a tutti a riflettere sulla condizione delle istituzioni, dell’economia e della società in Italia”. Dunque “nessuno può usare il suo monito come una clava contro l’altro accentuando quel conflitto che il Cardinale Bagnasco invita a superare nel nome del bene comune”.

Come spesso succede nelle (frequenti) situazioni imbarazzanti che coinvolgono il presidente del Consiglio, nel centrodestra si attiva un pattuglione di dichiaratori pronti a tutto, anche a negare l’evidenza: “Il monito non va mai riferito a una persona, la tradizione vuole che sia rivolta alla generalità dei cittadini”, commenta il ministro (ex democristiano) Gianfranco Rotondi, titolare dell’Attuazione del programma.

Sono proprio i cattolici di stretta osservanza a immolarsi sull’altare del premier, negando l’ovvio legame tra le parole del cardinale – che parla di “comportamenti tristi e vacui” – e la cronaca di questi giorni, con la messe di intercettazioni provenienti dall’inchiesta escort di Bari che dimostrano una condotta del premier non proprio in sintonia con la morale della Chiesa. Se non decisamente blasfema. Sacconi, Rotondi, poi il vicepresidente dei deputati del Pdl Osvaldo Napoli, che si avventura in disquisizioni teologiche d’altri tempi: “Quando la Chiesa condanna il peccato si muove nell’ambito della propria ragione sociale, lo dico senza ironia, da cattolico e quindi da peccatore”. E poi il bello è che i peccatori vengono sempre perdonati: “La Chiesa ci ha anche insegnato nei millenni che il peccatore è chiamato a redimersi ogni qualvolta egli cede alla tentazione e ogni volta per lui si apre la via del perdono. Fuori dalla teologia, mi aspetto le mille strumentalizzazioni delle parole di monsignor Bagnasco da parte delle opposizioni”.

Ci si poteva aspettare un po’ di più da un altro ex Dc di ferro, Carlo Giovanardi, che invece non va oltre il consunto espediente retorico della “strumentalizzazione”. Così: “Spero che questo messaggio venga letto nella sua interezza a riparo di alcune grevi strumentalizzazioni che sono già in opera”. E’ la linea di Sandro Bondi, ex coordinatore del Pdl, convertito dalla Falce e martello al crocifisso: “Le parole pronunciate oggi dal cardinal Bagnasco, seppure legittime e comprensibili, rischiano di apparire unilaterali e di venire strumentalizzate politicamente. Come cattolico ritengo che la società italiana, nella sua interezza, abbia bisogno, come ha ricordato Bagnasco, di un profondo rinnovamento. Ma un vero rinnovamento che sarà tanto più autentico e credibile quanto più maturerà lontano da ogni ipocrisia moralistica e da ogni tentazione politicista”. Insomma, un cardinale che storce il naso davanti alle cronache delle notti di Arcore e di Palazzo Grazioli, per Bondi è un ipocrita.

Non è la prima volta che la Cei sente il bisogno di intervenire sull’onda degli scandali sessuali di Berlusconi (che hanno regolarmente risvolti pubblici, come il “salvataggio” di Ruby dalla Questura di Milano o le contropartite a Gianpaolo Tarantini in termini di contatti per ottenere affari con Protezione civile e Finmeccanica). Il 6 luglio 2009, agli albori del “caso escort”, il segretario dell Conferenza episcopale Mariano Crociata si scagliò contro “lo sfoggio di un libertinaggio gaio e irresponsabile a cui oggi si assiste”. E aggiunse che non si trattava di “affari privati, soprattutto quando sono implicati minori”.

Anche all’epoca scattò la consueta rete di protezione, ben riassunta dal Tg1 delle 20, che riportò l’intervento del monsignore al minuto 17, senza alcun nesso con l’attualità. Nesso che tutti gli altri mezzi d’informazione misero in grande evidenza.

Le gesta notturne del premier spingono i vertici della Chiesa su terreni delicati: “Credo, da cattolico, che la omosessualità praticata sia un peccato gravissimo e contro natura”, afferma afferma il vescovo emerito di Grosseto, monsignor Giacomo Babini, intervistato dal sito Pontifex, “certamente peggiore di chi va con l’altro sesso. Alla luce dei fatti, senza stilare classifiche, Vendola pecca molto di più di Berlusconi”. Certo, a quanto emerge dalle intercettazioni “il premier non mi sembra un modello, ma oggi la politica spesso si fa con le mutande e non con la testa”, riflette il vescovo. “Tuttavia, sarebbe bene accertare realmente che Berlusconi abbia fatto cose malvagie e i baccanali. Non è pensabile condannare una persona solo per sentito dire. Se cade Berlusconi siamo nei guai. Non è il massimo, ma non vedo politici degni dietro di lui”.

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