Carta, inchiostro, benzina per le volanti e vestiti per gli agenti. Alla Polizia italiana manca tutto. E sul comparto sicurezza il governo continua a tagliare. Così il Coisp, il sindacato indipendente del corpo, ha deciso di raccogliere le denunce che riceve ormai quotidianamente da ogni parte d’Italia. Un dossier che il sindacato consegnerà al premier Silvio Berlusconi nel giorno di San Michele Arcangelo, patrono della Polizia.

“Non sappiamo più a che santo votarci”, scherza amaramente il segretario nazionale del Coisp, Franco Maccari, che tra una settimana consegnerà il dossier nelle mani del premier e al Capo della Polizia Antonio Manganelli. “Ai tre miliardi di tagli lineari previsti dal governo entro il 2013, la manovra anti crisi aggiunge altri 600 milioni”, spiega Maccari, che avverte: “Non possiamo più garantire la sicurezza dei cittadini, siamo al collasso”.

Un giudizio che trova conferma nelle denunce del sindacato, che oltre alla mancanza di risorse descrive un sistema fatto di sprechi e inefficienze. “Taglio dopo taglio, per risparmiare alla fine si spende di più”, nota Maccari, che racconta: “A Roma il benzinaio convenzionato si trova sul raccordo anulare. Tra andata e ritorno se ne sono già andati 20 euro”.

Alle segnalazioni del segretario nazionale del Coisp si aggiungono quelle dei segretari regionali e provinciali. Ed è allarme in tutta Italia. A Genova le volanti operative sono appena quattro su ventuno. Le altre? Ferme per manutenzione. “A volte sono i poliziotti a pagare le riparazioni”, spiega il sindacato, “ma di questo passo le ventiquattro ore del pronto intervento sono a rischio”. Lo stesso accade a Padova, dove in caso di incidente si fatica ad eseguire i rilievi necessari perché non ci sono vetture da inviare. Mentre ad Asti la stradale ha già annunciato di non essere più in grado di garantire il servizio notturno.

E se dalla strada si passa agli uffici, la situazione non cambia. A Oristano, dove la mancanza di benzina sta lasciando a secco le imbarcazioni della squadra nautica della Questura, Salvatore Meloni del Coisp segnala che per le spese di cancelleria e di altro materiale nelle casse ci sono appena mille euro per l’intero anno. “Basti sapere”, scrive Meloni sulle pagine dell’Unione Sarda, “che per la derattizzazione abbiamo chiesto aiuto a Comune e Provincia”. Così in tutto il Paese ci si affida all’autotassazione o al buon cuore della gente. Come a Napoli, dove la segreteria provinciale del Coisp lancia l’allarme carta. “Gli utenti sono costretti a portarsela da casa”, scrive il sindacato in una nota del 14 settembre scorso, “sperando di trovare almeno l’inchiostro per le stampanti”.

Pure le divise sono un problema. “Quando va bene si è fortunati a trovare misure più grandi”, afferma Paolo Valenti, segretario regionale del Coisp calabrese, “Poi ci si rivolge al sarto, a proprie spese”. I magazzini Veca di Napoli e Aversa, uffici preposti dal dipartimento di pubblica sicurezza alla fornitura di uniformi e equipaggiamenti, sono in crisi. E se non mancano le taglie, mancano i distintivi. “In nessun punto Veca distribuiscono più i distintivi di qualifica”, denuncia il sindacato, “così, per non incorrere in sanzioni disciplinari, gli agenti devono provvedere altrove e di tasca propria”.

Secondo il Coisp, i tagli del governo mettono direttamente a repentaglio la stessa incolumità dei poliziotti. Una delle tante conferme arriva da Sassari, dove il sindacato ha scoperto che nel primo semestre del 2011 il 68% degli agenti non ha effettuato nemmeno una esercitazione al poligono di tiro. Le normative vigenti prevedono che un poliziotto si addestri almeno tre volte l’anno. Ma le risorse non ci sono, e sono in molti a non aver sparato un solo colpo nemmeno nell’anno precedente.

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