“Alle donne sarà garantito il diritto di diventare membri del Consiglio della Shura a partire dal prossimo anno” ha annunciato Iman ALQhatani su Twitter alle 14 di oggi, subito dopo il discorso fatto alla televisione nazionale dal re dell’Arabia Saudita Abdullah bin Abdul-Aziz Al Saud.

In seguito alle proteste di attivisti e politici, che hanno lanciato un appello al boicottaggio delle prossime elezioni del 29 settembre prossimo, dalle quali le donne saranno di nuovo escluse, oggi il re ha annunciato che alla prossima tornata elettorale le donne potranno candidarsi per i seggi amministrativi e potranno nominare delle candidate. Le elezioni amministrative sono le uniche ammesse nel Paese.

Il re non ha usato la parola “voto”, anche se il suo annuncio è seguito alle numerose pressioni nazionali e internazionali per permettere alle donne di partecipare alle elezioni passive e attive, in qualità di candidate. “Le donne potranno servire come membri del Consiglio della Shura nelle prossime elezioni” ha detto il re. I membri della Shura però non hanno specificato la data delle elezioni. “Dato che ci rifiutiamo di marginalizzare il ruolo delle donne nella società saudita, in ogni campo lavorativo, secondo le linee guida della Shari’a (la legge islamica, ndr), e dopo esserci consultati con i nostri studiosi (gli ulema, che interpretano le leggi sacre, ndr), specialmente quelli del consiglio degli anziani e altri, che hanno espresso la preferenza per questo orientamento e hanno sostenuto questa tendenza” ha detto re Abdullah secondo la traduzione ufficiale inglese rilasciata poco fa “è stata presa la decisione di permettere questi cambiamenti”.

L’attivista e scrittrice Wajeha Al-Huwaider, fondatrice dell’organizzazione non governativa ‘Associazione per la protezione e la difesa dei diritti delle donne in Arabia Saudita’, ha commentato che l’annuncio è “una grande notizia. La voce delle donne sarà finalmente ascoltata. Ora è tempo di rimuovere gli altri ostacoli, come quello di non permettere alle donne di guidare le automobili e di non funzionare normalmente nella vita civile senza un guardiano”.

In Arabia Saudita infatti le donne, di qualsiasi età, possono andare in un posto pubblico solo se accompagnate da un uomo, di solito un membro della famiglia. Non possono neanche sposarsi senza un “guardiano” che è il padre o, se non è vivente, il nonno, lo zio paterno, il fratello, un figlio adulto o uno designato dallo Stato che deve agire come il suo guardiano legale, in teoria per assicurarsi che alla donna siano garantiti i suoi diritti, e che mette la sua firma nel contratto di matrimonio vicino a quella della donna.

Il motivo addotto per il divieto di voto delle donne nelle prossime elezioni del 29 è che il governo dalle ultime elezioni, cioè dal 2005 (le prime tenutesi dal 1963), non ha fatto in tempo a costruire degli spazi separati per uomini e donne. Non è quindi in grado di garantire che maschi e femmine non parenti, come prescrive la legge islamica, non vengano a contatto fra loro.

Contro queste disposizioni reali le donne avevano già protestato. Si erano presentate il 23 aprile all’apertura dei centri elettorali per la registrazione ma erano state mandate via. Questo è stato il primo atto pubblico del movimento chiamato “Rivoluzione delle donne saudite”, presente anche su Facebook, che lotta per la fine delle leggi discriminatorie verso le donne in Arabia Saudita.

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