A più riprese la giustizia francese ha lambito la galassia Sarkozy. Amici di amici coinvolti in loschi affari. Suoi ministri accusati di aver incassato tangenti. Ebbene, ci risiamo. Ma stavolta, come fanno notare a Parigi, si colpisce addirittura il «premier cercle» del Presidente: la sua ristrettissima cerchia di amici e consiglieri. Sì, dopo averlo sottoposto all’umiliazione della custodia cautelare, è stato incriminato per la solita brutta storia di mazzette Nicolas Bazire. Oltre a essere il numero 2 di Lvmh, il colosso del lusso francese (quello delle borse Louis Vuitton, feticcio dei parvenus di mezzo globo), è uno dei fedeli da sempre dell’altro Nicolas: frequentatore assiduo dell’Eliseo, testimone di nozze al matrimonio con Carla Bruni.

I giudici istruttori Renaud Van Ruymbeke e Roger Le Loire, che stanno indagando su un giro di tangenti della metà degli anni Novanta, hanno convocato Bazire ieri alla procura di Parigi. E l’hanno subito, a sorpresa, trattenuto. E’ stato liberato solo stamani, dopo aver trascorso la notte in cella, ma i problemi con la giustizia, per lui, sono appena iniziati. Ieri i giudici hanno incontrato anche Thierry Gaubert, altro amico della prima ora di Sarkozy (anche se ultimamente un po’ in disgrazia), e hanno incriminato pure lui per la stessa vicenda, l’affaire Karachi. Nella città pakistana, nel 2002, morirono in un attentato 15 persone, undici delle quali tecnici e ingegneri della società pubblica francese Dcn, che riforniva il Paese asiatico di sottomarini. Sul momento si puntò il dito su Al-Qaeda. Ma con il tempo affiorò un’altra verità: l’eccidio era stato organizzato dai servizi segreti pakistani.

Facciamo un passo indietro. Quel maxicontratto con il Pakistan venne firmato nel 1994, con l’avallo del premier neogollista Edouard Balladur e del suo ministro del Bilancio, un promettente Nicolas Sarkozy. Bazire, invece, era direttore di gabinetto del primo ministro, che l’anno dopo avrebbe sfidato alle presidenziali un altro candidato della destra, Jacques Chirac. Quella commessa venne strappata promettendo mazzette, da pagare progressivamente, man mano che le forniture andavano avanti, a rappresentanti del Governo pakistano (e questo è stato ormai provato). Non solo: su quelle tangenti Balladur e il suo entourage (soprattutto i «suoi due Nicolas», come venivano chiamati) avrebbero incassato «retrocommissioni» per finanziare la campagna presidenziale. Poi, però, a sorpresa (non era il favorito), Chirac vinse. E apparentemente i suoi uomini, una volta conquistato il potere, smisero di pagare ai pakistani quelle tangenti, che loro non avevano promesso e dalle quali non avevano ottenuto vantaggi. L’attentato del 2002 sarebbe una vendetta degli uomini forti del Pakistan per quelle mazzette mancate.

Le inchieste vanno avanti da tempo, grazie all’insistenza dei familiari delle vittime, che chiedono giustizia. La custodia cautelare e l’incriminazione di Bazire si sono basate sulle recenti rivelazioni di alcuni testimoni, compresa l’ex moglie di Gaubert, la principessa Elena di Yugoslavia. Avrebbe raccontato di frequenti trasferte dell’ex marito all’epoca in Svizzera con un certo Ziad Takieddine (mercante d’armi franco-libanese, che è stato intermediario di tanti contratti francesi per la fornitura d’armi). Ritornavano sul territorio francese e consegnavano valigette piene di biglietti a Bazire. Gaubert, 60 anni, originario di Neuilly-sur-Seine, il sobborgo chic di Parigi dal quale proviene anche Sarkozy, è stato uno dei fautori della fortuna dell’attuale presidente fin dai primi anni, quando divenne sindaco di quel ricco comune. Gaubert, molto inserito, aveva i contatti giusti. Lo ha poi accompagnato in seguito, anche se, a causa di uno screzio con Cécilia, ex moglie di Sarkozy, venne allontanato dal «primo circolo» alla fine degli anni Novanta. Continuando, comunque, a bazzicare l’ambiente della destra, le sue feste e i suoi intrighi, ascoltato amico di Brice Hortefeux, altro «barone» dell’Ump, il partito del Presidente.

Nel ’95, Bazire (che oggi ha 54 anni, due in meno del suo amico Sarkozy), dopo la sconfitta del suo referente Balladur, lasciò la politica, diventando uno dei massimi dirigenti della banca Rothschild e poi addirittura numero due di un colosso come Lvmh, il gruppo di Bernard Arnault, altro amico del Presidente. Lo stesso Gaubert, una volta caduto in disgrazia, si è riciclato come direttore delle relazioni pubbliche del colosso bancario Bcpe, consigliere del presidente del gruppo François Perol, ancora uno della combriccola del Presidente. Sono esempi della tipica osmosi fra alta politica e alta finanza (privata, non solo quella delle partecipazioni pubbliche) che si compie in quel di Parigi. Senza che questo scandalizzi nessuno. Oggi Lvmh ha in previsione il consiglio d’amministrazione. Dove Bazire siederà come se niente fosse.

Intanto, però, Olivier Morice, avvocato delle famiglie delle vittime di Karachi, ha dichiarato : “Sarkozy ha dato il suo via libera a quel sistema di corruzione”, alludendo al giro di tangenti che sarebbero passate tra le mani di Bazire e Gaubert. La storia non finisce qui.

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