Il 9 maggio 1978  Peppino Impastato viene ucciso in un casolare in contrada Feudo a Cinisi. Oggi quel casolare (luogo di memoria e di passaggio per tanti attivisti antimafia di tutta Italia) è diventato una discarica.

Il fratello di Peppino, Giovanni, parla senza mezzi termini: “E’ davvero uno scandalo che il casolare dove fu ucciso Peppino sia ormai trasformato in una discarica. Provo rabbia ogni volta che torno in quei luoghi di contrada Feudo, a Cinisi, mi sembra un’offesa ripetuta a mio fratello. Ma adesso so che la mia rabbia è condivisa da decine, centinaia, migliaia di persone, che da stamattina continuano a manifestarmi la loro solidarietà. Adesso, so che un’unica voce sta dicendo con forza: ‘Salviamo la memoria di Peppino, salviamo quel luogo dove un gruppo di assassini ha tentato di mettere fine alla speranza di questa nostra terra’. Sono sicuro che Peppino non si sarà rassegnato, neanche nel momento in cui l’aggredivano. Non ci rassegniamo noi alla mafia e all’indifferenza delle istituzioni”.

Un Paese civile non può lasciare marcire i luoghi della memoria dei propri uomini lasciati soli già una volta; per questo abbiamo preparato una sottoscrizione per inviare una mail (tecnicamente: mailbombing) al sindaco di Cinisi ed esprimere il nostro sdegno. Cinisi non è lontana da nessun posto del mondo. E le idee di Peppino Impastato sono le idee di tante Cinisi nel mondo. Firmando facciamo sentire la nostra voce. Bussiamo alla porta di Cinisi per chiedere il rispetto per un luogo di memoria. Nostra.

Chiunque volesse firmare può farlo qui.

Articolo Precedente

Mail, cloud e cambiamento climatico

next
Articolo Successivo

Rifiuti, i primi 100 giorni al Comune di Napoli

next