Milano è la città in cui «la mafia non esiste». Lo affermava negli anni Ottanta il sindaco Paolo Pillitteri, lo ha ripetuto fino a ieri Letizia Moratti. Milano, già «capitale morale» del paese, è la città diventata oggi la nuova capitale della ’ndrangheta. Lo sostengono i magistrati che conducono le loro indagini tra Calabria e Lombardia. Milano è la città dove centinaia di persone sono state negli ultimissimi anni indagate, incriminate, arrestate per la loro partecipazione alle attività dei gruppi di criminalità organizzata. Molte di queste sono calabresi, ma alcune (soprattutto imprenditori) hanno cognomi e accento del tutto lombardi. Segno che, se «la mala pianta» è cresciuta così rigogliosa al Nord, è anche perché ha trovato un terreno particolarmente fertile e pronto ad accoglierla.

Milano è la città dove decine di politici e amministratori pubblici hanno il loro nome stampato nelle carte delle ultime indagini. Solo contiguità innocenti, piccole distrazioni, inquinamenti inconsapevoli? Ma poi, è tollerabile che un uomo politico possa essere così distratto e sprovveduto da non rendersi conto di trattare con gli uomini delle cosche? La «linea della palma» evocata da Leonardo Sciascia è da tempo arrivata al Nord. Almeno da quando un «eroe borghese » come Giorgio Ambrosoli poteva essere ucciso a Milano da un sicario mandato dal più potente banchiere privato italiano dell’epoca, Michele Sindona, grande riciclatore di Cosa nostra, senza che la città si accorgesse di quello che era successo, di quello che stava succedendo.

Oggi, più di vent’anni dopo, la città si prepara nel modo peggiore all’Expo del cemento e degli affari. E non dimostra di aver capito la lezione impartita dal suo stesso passato. Oggi un uomo, Nicola Padulano, può essere selvaggiamente picchiato a Milano da uomini mandati dai clan, senza che gli sia dedicata neppure una riga sui giornali. Oggi una donna, Lea Garofalo, può essere rapita in pieno centro e sciolta nell’acido, senza che la città si scuota. Oggi in Lombardia si paga il pizzo, si fanno affari, si spartiscono appalti, si smerciano chili di cocaina, si riciclano miliardi, si vendono voti, senza che cittadini si ribellino e soprattutto senza che le istituzioni reagiscano in modo netto, vigoroso, visibile.

In questo libro troverete ricostruiti la rete di potere, gli affari e i rapporti politici delle organizzazioni criminali a Milano e in Lombardia. Troverete i nomi e i cognomi. Ma troverete soprattutto le storie: dei boss e dei loro «bravi ragazzi», ma anche degli insospettabili imprenditori, fiancheggiatori, politici del Nord che stanno al loro fianco. Sono loro ad aver permesso che Milano sia diventata la nuova capitale della ’ndrangheta. Forse conoscere questi fatti, questi nomi, queste storie può essere un contributo a cambiare strada.

di Gianni Barbacetto e Davide Milosa

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