Nell’era della riforma Gelmini le cattedre da diciotto ore la settimana vengono assegnate anche a pezzi. Ai precari il compito di rimetterli insieme e portare a casa uno stipendio. Ma – dicono i precari – il sistema è in affanno. E denunciano la scarsa trasparenza nelle operazioni degli Uffici scolastici territoriali, e a Milano affrontano il provveditore Giuseppe Pretralia faccia a faccia.

Cattedre non assegnate, ore di lezione sparite, e provveditorati sotto organico. “Vogliamo trasparenza sulle assegnazioni delle cattedre”, hanno spiegato i precari prima di entrare nell’Ufficio scolastico regionale di via Ripamonti. Al centro delle proteste una circolare del 2 settembre che demandava ai singoli presidi l’assegnazione delle cattedre ancora disponibili dopo il 10 settembre. “Non abbiamo modo di controllare l’eventuale discrezionalità dei presidi – spiegano i precari – che nella migliore delle ipotesi chiamano in base a graduatorie interne, quelle d’istituto”.

Dopo aver ascoltato le ragioni degli insegnanti, il provveditore ha letto una nota che correggeva la tanto discussa circolare. “Faremo nuove convocazioni pubbliche – ha promesso – possibilmente assegnando una classe di concorso (si legga ‘ordine di materia’) per ogni convocazione”. E’ stata inoltre promessa la pubblicazione delle cattedre ancora disponibili, così da permettere agli interessati di scegliere in base al proprio posto in graduatoria. Ma per quanto riguarda gli spezzoni dalle sei ore in giù nulla da fare. “Milano è troppo grande”, ha detto il provveditore Petralia, ammettendo: “Siamo sotto organico anche noi, non ce la facciamo”.

Insomma, “un risultato che soddisfa solo in parte”, ammette Claudio Nicrosini, docente e coordinatore del Movimento scuola precaria di Milano. “Devono rendersi conto che l’assegnazione pubblica degli spezzoni tutela il diritto di noi precari al lavoro”. Rimanendo nella disponibilità dei singoli dirigenti scolastici, molte ore vengono assegnate a docenti già di ruolo, che spesso finiscono per superare le diciotto ore di cattedra. “Per questo chiediamo una gestione pubblica e trasparente, fino all’ultima ora – conclude Nicrosini -. E’ proprio mettendo assieme questi spezzoni che molti di noi arrivano a fine mese”.

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