Tornare da Mantova e dal suo Festivaletteratura è come portarsi via da quella situazione rinnovate energie per la dose massiccia di entusiasmo che rintracci in ogni luogo. Dalle cucine e dai tavoli della loro mensa, dove sono stati serviti, nei giorni del Festival, più di 10.000 pasti. Fiumi di zucche gialle cotte in forno e prelibati e antichi tortelli della signora Luciana alle erbe amare che sottolineano la bellezza di quei tavoli della condivisione, che vedono mischiarsi Enzo Bianchi e i 700 volontari che rendono possibile questa meravigliosa festa di parole, di scritti, di letture, di ascolto. Con un Bergonzoni recitante dalle finestre sulle piazze o una Lella Costa che insieme a Maria Cassi regalano dosi di anti-disabilità affettiva.

Viva Mantova, dove senza rumore Alessandra e Tano hanno sottolineato la parola trattoria sull’insegna del loro “Cigno” per liberarsi dalle pesanti stelle delle guide. Insieme ai loro straordinari collaboratori si può fare un tuffo in una pacatezza antica, con cibi genuini e prelibati.

Gli ovvi risotto e tortelli con la zucca gialla che mi faranno tornare lì con i miei figli. Stoccafissi, lucci del Garda. Capponmagro mangiato da me medesimo prima dei rognoni e dei numerosi classici della loro e nostra pasticceria. Insomma, una zuppa inglese che da sola vale il viaggio. Fidatevi anche del loro sommelier che vi farà rallegrare con, ad esempio, un loro buonissimo Lambrusco Mantovano con poteri inebrianti e digestivi.

Nel tornare a casa il giorno dopo per liberarmi da un malcelato senso di colpa per la quantità di cibo assaggiato, e col proposito di dar risposta ai rinnovati morsi della fame, ho pensato a un riso pilaf, per farmelo sostituendo alla metà dell’acqua necessaria, spiaccicottandovi dentro un barattolo intero di pomodori non pelati ma conservati, della mamma di Ugo, il mio sommelier, coltivati ad Anacapri. C’ho frantumato dentro 3-4 spicchi di aglio, piccolo e rosa e un peperoncino secco calabrese, due cucchiai d’olio, oltre al sale necessario. Mi sono poi permesso di chiudere la padella con un coperchio per aspettare a fuoco lentissimo la perfetta cottura di questo semplice e buonissimo riso. Ho usato l’Indica a chicco lungo dell’Equador, rintracciabile nei negozi equo e solidali.

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