Quando i magistrati non accertano fino in fondo la verità, si apre lo spazio ai ricatti. E a pagare siamo noi. È questa la lezione che viene dall’indagine su Gianpaolo Tarantini. I magistrati di Lecce dovranno appurare se il procuratore capo di Bari Antonio Laudati abbia tardato a chiudere l’indagine sulle escort per evitare rivelazioni imbarazzanti per il premier.

Al di là dei reati, però, è già evidente un dato: l’atteggiamento prudente di alcune procure ha permesso a chi conosce i segreti del premier di minacciarlo per ottenere soldi e favori, anche pubblici. Non è la prima volta. Alla vigilia delle elezioni del 2006, Federico Armati, marito dell’annunciatrice Rai Virginia Sanjust aveva minacciato Berlusconi di rivelare i suoi rapporti con la moglie se il premier non lo avesse aiutato a tornare nei Servizi segreti, come puntualmente accadde allo scadere del suo ultimatum. Due anni dopo, l’attrice Evelina Manna fu intercettata mentre si lamentava al telefono perché Berlusconi non le aveva dato quanto promesso. La ragazza del leader del Pdl minacciava rivelazioni imbarazzanti addirittura con una piazzata sotto Palazzo Grazioli e si placò solo dopo la promessa di un lavoro. I pm di Roma, nonostante il suggerimento dei colleghi napoletani di indagare sulla possibile tentata estorsione, convocarono la Manna come testimone ponendole poche delicate domande sui suoi rapporti con il premier e nessuna sul presunto ricatto. Poco dopo la ragazza acquistò un appartamento in via Giulia a Roma per un milione di euro e alla venditrice disse che avrebbe pagato con i soldi di un amico ricco e potente.

Ora tocca a Tarantini. Berlusconi gli ha versato, secondo i pm, 500 mila euro. Per il premier è solo un regalo. Come i bonifici ad Alessandra Sorcinelli, i milioni a Fede e Mora, i 9,5 milioni a Marcello Dell’Utri e quelli incassati e vagheggiati da Nicole Minetti e Ruby. Il problema non è la generosità del premier, ma il fatto che talvolta entrano in ballo i soldi pubblici. Alla Manna, il Cavaliere prometteva parti in Rai. Ad Armati fu accordato dai suoi capi un reintegro nei servizi con triplo stipendio. Minetti è pagata 20 mila euro al mese dalla Regione. Lavitola incassa commissioni all’estero da Finmeccanica, mentre Tarantini è a un passo dalla chiusura di un contratto con l’Eni, grazie alle pressioni – a suo dire – di Berlusconi sul presidente Scaroni. Insomma, il vero scandalo è il legame tra segreti privati del premier e soldi pubblici. I pm di Napoli stavolta dovranno andare fino in fondo per riscattare le timidezze dei colleghi e per evitare che domani qualcuno si presenti dal premier con tono minaccioso e incassi l’ennesimo contratto. Pagato con i nostri soldi.

Il Fatto Quotidiano, 4 settembre 2011

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