Le ragioni andrebbero ricercate ricercate nella sfera personale o più probabilmente in quella lavorativa. Sono queste le piste su cui stanno lavorando gli inquirenti bolognesi dopo il lancio di due bombe molotov contro l’automobile di un funzionario di Poste Italiane. L’episodio è avvenuto intorno alle 16 di ieri pomeriggio all’interno del parcheggio della struttura di via Zanardi, non distante dall’area destinata alle motociclette, e il fascicolo aperto dal pubblico ministero della procura di Bologna Claudio Santangelo contro ignoti ipotizza il reato di fabbricazione e porto di armi da guerra.

In base a quanto stato ricostruito fino a questo momento, le molotov erano destinate proprio alla Citroën C3 che appartiene al responsabile dell’economato. Il quale, tra i suoi incarichi, gestisce anche una serie di commesse di importo elevato con fornitori esterni. La prima delle due bombe incendiarie, prodotte utilizzando bottiglie di birra in vetro e materiale infiammabile, si è schiantata contro il parabrezza del veicolo senza tuttavia esplodere. La seconda, invece, è caduta accanto e da lì si è sviluppato un incendio che ha danneggiato i mezzi che stavano intorno.

I primi a intervenire sul posto sono stati agenti della polizia postale, che hanno un presidio in via Zanardi, mentre in un secondo momento le indagini sono passate alla squadra mobile della questura di Bologna mentre la scientifica ha effettuato una serie di rilievi. Acquisiti anche i nastri delle videocamere di sorveglianza, per quanto si tema che quel punto esatto non coperto dal sistema a circuito chiuso. Se così fosse, prenderebbe più vigore l’ipotesi di una ritorsione interna, consumata nell’ambito dell’ambiente di lavoro.

A far propendere per questa pista, al momento, ci sarebbe anche l’idea che l’attentatore – gli inquirenti ritengono infatti che si tratti di una persona sola – fosse già nell’area occupata da Poste Italiane oppure che vi sia penetrato scavalcando un muretto non particolarmente alto che si trova in prossimità dei parcheggi. Se un estraneo fosse entrato utilizzando l’ingresso principale, infatti, avrebbe dovuto fermarsi alla sbarra che limita di accessi e passare attraverso il servizio di vigilanza privata.

Gli uomini della polizia al comando di Fabio Bernardi, dirigente della mobile bolognese, hanno già iniziato a sentire anche i dipendenti andando alla ricerca di eventuali testimoni. Se sembrano non essercene al momento di oculari, coloro che invece hanno sentito l’esplosione provocata dalla seconda molotov sarebbero in molti.

“È un fatto che stiamo valutando con la massima attenzione”, ha dichiarato in mattinata in procuratore aggiunto Valter Giovannini. “Si tratta di un atto grave perché le bombe avrebbero potuto arrecare ferite gravi se qualcuno fosse stato nelle vicinanze. Inoltre, visto che l’apparente destinatario del gesto intimidatorio gestisce anche impegni di spesa importanti per conto dell’azienda per cui lavora, dobbiamo capire bene quale possa essere l’origine di un gesto del genere”.

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