Si sta forse consumando l’episodio finale del dramma libico. E proprio ora iniziano le prime polemiche su alcune vecchie (relativamente) storie che legano Nicolas Sarkzoy e il suo entourage al rais. Tramite uno strano personaggio, ricchissimo, costantemente ritratto in uno dei soggiorni delle sue molteplici ville, su un divano dai risvolti dorati o accanto a qualche mobile di dubbio gusto. Si tratta del franco-libanese Ziad Takieddine.

E’ un mercante d’armi, uno dei principali intermediari per le commesse vinte nei Paesi difficili dalle industrie francesi del settore della difesa e non solo. Takieddine è amico, fra gli altri, di Gheddafi, ma anche di Sarkozy e dei suoi principali collaboratori. Per quanto riguarda il legame con il rais, basti ricordare che lo scorso 7 marzo fu proprio lui a portare sul suo jet privato da Gheddafi due giornalisti del Journal du Dimanche, per un’intervista esclusiva dopo l’inizio della rivoluzione. Al suo rientro a Parigi nelle tasche del franco-libanese venne trovato un milione e mezzo di euro cash: la polizia francese lo fermò, ma solo per qualche ora. Quanto all’amicizia con Sarkozy, è un legame di vecchia data, la cui portata è sempre stata sminuita all’Eliseo. Ma dopo che il sito d’informazione indipendente Mediapart ha pubblicato un mese fa foto che ritraggono due dei fedelissimi del Presidente, Jean-François Copé, segretario generale dell’Ump, il partito di Sarkozy, e Brice Hortefeux, già ministro a più riprese, con tanto di coniugi, mentre trascorrono le loro vacanze in una delle tante ville di Ziad, di dubbi ormai non ne restano più a nessuno.

Proprio Mediapart sta tirando fuori uno scoop dietro l’altro su Takieddine e le sue frequentazioni “sarkozyste”. Inizialmente rimasti in sordina, di recente vengono ripresi con un certo risalto anche da media più importanti, come il quotidiano Le Monde. L’ultimo “colpo” di Mediapart: il franco-libanese avrebbe ricevuto 6,9 milioni di euro dal gruppo francese Total “con il sostegno del’Eliseo, per un contratto relativo all’esplorazione e allo sfruttamento di un giacimento di gas in Libia, concluso con il regime libico nel 2009”. Total ha già confermato, sottolineando che “il pagamento di somme del genere è giustificato nel nostro settore per affari di questo tipo”. Sta di fatto che lo stesso Talkieddine era intervenuto (incassando commissioni) anche per le forniture di sistemi elettronici applicati alla difesa made in France della Libia tra la fine del 2007 e l’inizio del 2008. Insomma, il rais ha combattuto negli ultimi tempi anche grazie ad armamenti venduti dalla Francia, con il sostegno attivo di Sarkozy e del suo clan (lo provano documenti pubblicati da Mediapart). Questo non ha impedito allo stesso presidente francese di essere il principale fautore di un intervento in Libia, con tanto di aiuti agli insorti per fare fuori una volta per tutte il regime di Gheddafi.

Alla luce dell’attualità, Takieddine è un personaggio imbarazzante per Sarkozy anche per altri motivi. Fu ancora il mercante d’armi a organizzare la visita a Parigi di Bashar al-Asad nel luglio 2008, che “sdoganò” in un certo senso il presidente siriano agli occhi dell’opinione pubblica occidentale. Non solo: Takieddine viene fuori pure in una vecchia storia, l’attentato di Karachi del 2002, nel quale morirono 14 persone, undici delle quali dipendenti di Dcn, gruppo pubblico francese del settore delle armi e della difesa. Si disse allora che il colpevole era Al Qaida. Poi, invece, è emerso che a organizzare l’eccidio furono i servizi segreti pakistani. Nel 1994, quando erano premier Edouard Balladur e ministro del Bilancio Sarkozy, venne chiuso un contratto di fornitura di sommergibili di Dcn al Pakistan. Che avrebbe generato tangenti per il governo del Paese asiatico e “retrocommissioni” (altre tangenti) per finanziare la campagna presidenziale del 1995 (poi persa a favore di Jacques Chirac) di Balladur, sostenuto da Sarkozy. Le tangenti ai pakistani dovevano essere pagate su più anni, ma Chirac, diventato presidente, ne bloccò il pagamento. Finché i pakistani nel 2002 come ritorsione arrivarono addirittura a organizzare un attentato contro i tecnici e gli ingegneri di Dcn in pieno centro a Karachi. Questa scomoda verità sta affiorando negli ultimi mesi in un’inchiesta giudiziaria condotta in Francia. Chi fu l’intermediario di quel maledetto contratto? Ziad Takieddine, ovviamente.

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