Un adolescente di 16 anni si è fatto esplodere ieri mattina nella moschea di Jamrood, a nord del Pakistan. L’esplosione ha fatto crollare alcune parti dell’edificio, tra cui il tetto. Il bilancio delle vittime non è ancora definitivo: sono almeno 56 i morti accertati, 106 i feriti. Lo ha reso noto Khaild Mumtaz Kundi, vice governatore del Khyber, una delle remote e selvagge aree tribali semi-autonome che si estendono lungo la frontiera con l’Afghanistan.

Al momento dell’esplosione, erano presenti sul luogo almeno 500 persone: la moschea infatti era molto affollata perché i fedeli stavano partecipando alla preghiera principale del venerdì festivo islamico, in pieno Ramadan. Intanto dagli ospedali di Peshawar giungono notizie sui feriti, molti dei quali sono in condizioni critiche. “A quanto ci risulta – ha dichiarato il vice responsabile politico governativo della Khyber Agency, Syed Ahmed Jan – per l’attentato sono stati usati 8,10 chili di materiale esplosivo. Il suicida ha atteso la fine delle preghiere per attivare la carica che aveva indosso”.

I talebani pachistani hanno rivendicato l’attentato. “È stata una rappresaglia contro la comunità tribale dei Kukikheil per una serie di atti ostili, tra cui l’uccisione di due comandanti alcuni giorni fa” ha detto Muhammad Talha, portavoce del Tehrik-e-Taleban Pakistan (Ttp) per la regione della Khyber Agency.

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