Bianca Guidetti Serra ha aperto gli occhi su questo mondo il 19 agosto 1919, con una serie di numeri primi infilati nell’atto di nascita, quasi un anticipo del futuro destino: fu, ad esempio, la prima donna avvocato penalista di Torino. E siccome oggi è appunto il suo compleanno, vale la pena di ricordarne il profilo professionale. Anche perché fu sempre ad agosto che, un allora giovane magistrato, applicò un provvedimento destinato a fare parecchio scalpore. Ma questo lo vediamo tra poco.

Bianca arrivò all’avvocatura dopo un’esperienza non priva di significato, durante la Resistenza, nei Gruppi di difesa della donna, e una lunga amicizia quasi militante con quel gruppo di intellettuali torinesi che comprendeva Primo Levi, Franco Momigliano e Alberto Salmoni (poi suo marito), molti dei quali impegnati durante il biennio partigiano con le formazioni di Giustizia e Libertà.

Fin dagli esordi, fu uno di quei (molti, ma troppo spesso silenti) avvocati che credono “nel senso di far valere la giustizia”, per sua stessa ammissione in una recente intervista al quotidiano di Torino. Le sue più importanti battaglie sono state senza dubbio in favore delle donne, che ha difeso quasi sempre gratuitamente, attraverso la Camera del lavoro prima e come gesto di solidarietà poi. Si è impegnata soprattutto per la parità di retribuzione, ma anche per l’abolizione del nubilato, clausola contrattuale in base alla quale le donne venivano licenziate nel momento in cui si sposavano.

Con gli anni ’70, si arriva a uno dei capitoli più importanti del suo impegno legale, quello di parte civile al processo di Napoli per le schedature illegali degli operai Fiat.

La vicenda aveva preso il largo, come sempre nelle grandi storie, da un errore dell’azienda. L’errore – dal punto di vista Fiat – era stato licenziare Caterino Ceresa, ex carabiniere assunto nel 1953 in qualità di fattorino ma in realtà con il compito di raccogliere informazioni sui lavoratori dell’azienda. Per niente contento del benservito, il Ceresa aveva intentato causa a Corso Marconi e, una dichiarazione tira l’altra, alla fine ne era emerso un racconto piuttosto sconvolgente, che comprendeva lo spionaggio ai danni dei dipendenti e anche i rapporti tra l’azienda e i servizi segreti. Ceresa perse la causa ma il pretore Angelo Converso confermò il suo lavoro di “spia”.

Fu un altro pretore, a questo punto, ad avere la brillante idea di aspettare le ferie e ordinare una perquisizione negli uffici Fiat indicati da Ceresa. Era quindi l’agosto 1971 quando Raffaele Guariniello (proprio lui) trovò un archivio comprendente più di 354.000 schede informative che coprivano oltre un ventennio di storia aziendale, 151.000 delle quali riferite al solo periodo dal 1967 al 1971. Le schede non erano elogiative nei confronti dei lavoratori e ne controllavano le opinioni politiche, religiose e persino sessuali.

Agnelli fu costretto a interrompere le vacanze, si incontrò in Val d’Aosta con il procuratore generale di Torino, Giovanni Colli, e con il presidente della repubblica, Giuseppe Saragat.

I più vecchi tra i lettori forse ricorderanno che il procuratore, subito dopo, giocò la carta del trasferimento del processo ad altra sede per motivi di ordine pubblico. L’inchiesta approdò a Napoli, non se ne parlò quasi mai e, nel 1978, una sentenza condanno quasi tutti i 77 imputati, ma i reati si estinsero per raggiunta prescrizione.

Bianca Guidetti Serra era uno degli avvocati di parte civile – fu quello il primo processo in cui il tribunale ammise come parti lese anche i sindacati – che per anni si sono sobbarcati il faticoso impegno di correre su e giù per l’Italia, inseguendo un dibattimento che molti avrebbero voluto cancellare per sempre dalla memoria del paese. Da quella esperienza, è stato poi tratto un bel volume (Le schedature Fiat, Rosemberg & Sellier, 1984).

Benché la sua autobiografia pubblicata da Einaudi nel 2009 si sia intitolata Bianca la rossa, lei ha sempre preferito essere definita l’avvocato dei diritti”. Così, sia in consiglio comunale a Torino che in parlamento, dove è stata eletta per una legislatura, si è presentata a sinistra, ma come indipendente. Oggi, naturalmente, non esercita più. Con il suo archivio, professionale e non, è stato creato un fondo a lei intitolato. Ne potete trovare notizia presso www.centrogobetti.it

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