Gennaro Cinque su un manifesto elettorale

Vico Equense (Napoli) – Lo avevamo lasciato ad aprile ricandidato primo cittadino in quota Pdl nonostante cinque richieste di rinvio a giudizio. In alcuni ha conquistato il proscioglimento. Ma oggi lo ritroviamo rieletto con percentuali bulgare, quasi il 69% al primo turno, ancora più forte e ringalluzzito. Che impera su Vico Equense in splendida solitudine. Sì, perché a tre mesi dalla rielezione a sindaco di una delle perle della costiera sorrentina, l’azzurro Gennaro Cinque non ha ancora formato la giunta. Non ha nominato gli assessori che la legge gli concede, anzi, gli impone. Avrebbe dovuto comunicare l’esecutivo entro il 28 giugno, invece niente.

Invece Cinque avrà pensato“ghe pensi mi”, ma in napoletano. L’imprenditore equano titolare di un noto mobilificio, i cui interessi hanno spaziato dalla stampa locale (è stato a lungo l’editore del più diffuso settimanale della costiera) alle associazioni di volontariato per la difesa della montagna e del territorio, in questi tre mesi ha guidato da solo l’amministrazione comunale e ha dettato la programmazione della stagione estiva, il periodo più importante di un luogo che trae dal turismo la sua linfa. Inoltre, il sindaco tuttofare ha avviato l’iter di una perizia di variante relativa all’ingresso di un nuovo parcheggio interrati nei pressi del vecchio palazzo municipale”. Il tutto con lo strumento delle ‘determine dirigenziali’. Impartendo ordini secchi negli uffici. E senza l’intralcio di assessori ai quali dover assegnare deleghe, e rendere in qualche modo conto. A dispetto di una situazione finanziaria a rischio dissesto che suggerirebbe una rapida nomina di un assessore al Bilancio (possibilmente preparato).

Fare squadra serve per vincere, non per governare, secondo il Cinque-pensiero. Leggere per credere il suo blog, e il post inserito a corredo della presentazione dei candidati al consiglio comunale nelle liste a sostegno della sua candidatura: “Architetti, operatori del mondo della cultura, esperti in politiche ambientali e del lavoro, avvocati, insegnanti e anche politici. Persone che conoscono la città e che la vivono quotidianamente in tutti i suoi aspetti. Sono loro che ho scelto di avere affianco in questa sfida elettorale (…) Perché per vincere non è sufficiente il lavoro di una sola persona, ma di una intelligenza plurale che punta a coinvolgere l’intera cittadinanza. È con questa forza collettiva e propulsiva, con la paziente laboriosità dei cittadini che voglio fare squadra per vincere questa importante sfida”. Parole che lasciano basìti, adesso che Cinque insiste caparbiamente nella volontà di guidare il paese senza nessuno al proprio fianco.

Situazione ai limiti della legalità e ai confini dell’assurdo. Resa possibile da un mix di fattori. Da un lato, Cinque è un politico radicatissimo su un territorio a dominazione berlusconiana, un politico che nel nome dell’etichetta autoattribuitasi di ‘sindaco del fare’ comanda senza badare troppo agli intralci della burocrazia, guardando con fastidio gli organismi di controllo e ignorando i desiderata della coalizione di centro destra che lo ha sostenuto e che sta bussando a vuoto alla sua porta a reclamare poltrone e potere. Dall’altro, un centrosinistra ridotto ai minimi termini, col Pd della costiera sorrentina in drammatica crisi di consenso e credibilità. A molti non è sfuggito che mentre i democratici combattevano una battaglia politica contro la costruzione di garage interrati al posto dei tipici agrumeti locali, a Vico Equense, dove pure l’azione delle ruspe è intensa, hanno sostenuto la candidatura a sindaco dell’avvocato amministrativista Aldo Starace, consulente del vicino Comune di Sorrento, i cui pareri legali hanno incoraggiato la realizzazione dei box, eliminando il ‘vincolo di pertinenzialità’ e consentendo così di fare speculazioni anche sulla vendita. Come denunciò in una email-comunicato il responsabile Idv di Sorrento, Giovanni Antonetti: “A mio avviso – disse Antonetti – è scandaloso questo modo di operare, come è ridicolo che gli incarichi vengano sempre affidati a simpatici avvocati di sinistra che si candidano (e si sono candidati) con belle speranze per i cittadini e poi sono i migliori consulenti dei più “solerti” costruttori edili”.

Saranno anche simpatici, i candidati-avvocati della costiera sorrentina. Ma ieri come oggi hanno una caratteristica. Perdono. Starace in campagna elettorale ha dipinto la sua lista civica di arancione, colore che ha portato ben altra fortuna a Giuliano Pisapia e a Luigi de Magistris. Inchiodato a un modesto 21%, ha spiegato così le ragioni della sconfitta in una intervista pubblicata sul suo blog: “Sono apparso, secondo alcuni, un “deus ex machina” venuto per scon­fig­gere uno che ha fatto il sindaco a tempo pieno, for­te­mente radi­cato con il ter­ri­to­rio e che si iden­ti­fica con la menta­lità e il modo di ragio­nare di un’ampia mag­gioranza dei vicani; men­ta­lità che ovvia­mente non condivido”. La colpa della sconfitta, quindi, è degli elettori.

Non deve allora meravigliare se il sindaco Pdl di Vico Equense può permettersi di fare e disfare tutto, con o senza giunta. Nonostante le proteste del Pd e dei gruppi consiliari di minoranza, che hanno chiesto lo scioglimento del consiglio comunale. “Siamo pienamente consapevoli della gravità di una tale iniziativa – afferma Natale Maresca di ‘In movimento per Vico’ – e sappiamo che sarebbe un atto estremo. Ma cosa dovrebbe fare un’opposizione di fronte ad un sindaco che non spiega i motivi di questo ritardo, non viene al consiglio comunale di cui formalmente fa parte e ignora la legge”?

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