Quando il ministro Tremonti nella conferenza stampa di venerdì ha detto: “Abbiamo ridotto a 2.500 euro l’obbligo della tracciabilità dei trasferimenti in contanti”, qualche giornalista si è messo a ridere al pensiero dei 4mila (senza traccia) che Marco Milanese (a suo dire) avrebbe ricevuto dalle mani di Tremonti per l’affitto della casa situata a cento passi dal luogo nel quale si svolgeva la conferenza stampa “lacrime e sangue”.

I cento passi tra Campo Marzio e Palazzo Chigi separano due mondi ormai inconciliabili. I cronisti non ridevano al pensiero di Tremonti che si costringeva da solo a pagare Milanese (o meglio a dichiarare di pagare) 2mila euro ogni quindici giorni. No. La ragione di quel riso è il sentimento del contrario che separa i comportamenti dei politici dalle loro parole. Nelle prime pagine dei giornali ci chiedono contributi di solidarietà e parlano senza pudore di tagliare le pensioni di invalidità (600 euro) mentre nelle ultime si racconta che Berlusconi ha pagato 9,5 milioni senza apparente giustificazione a Marcello Dell’Utri. E il senatore non ci pagherà un euro di tasse essendo dichiarati come prestito. La sensazione è quella di avere davanti una classe politica delegittimata e ricattabile.

All’ultimo istante nella manovra non sono state tagliate le scandalose agevolazioni dell’energia eolica che hanno permesso agli speculatori come Flavio Carboni di guadagnare milioni senza produrre un kilowatt. Come si fa a non pensar male quando si scopre, grazie all’inchiesta P3, che una delle ragioni per la quale le imprese del settore pagavano (7 milioni di euro) era proprio la sua capacità di influenzare (a suon di mazzette) le leggi del centrodestra? Con quale faccia Tremonti impone a un malato appena sopra la soglia di povertà di pagare una visita 34 euro, per l’aumento del ticket, quando un riccone come lui vive per anni in una casa per la quale nessuno paga il canone? Senza averci mai chiarito bene i suoi rapporti con Milanese.

Quando Berlusconi, alla fine della conferenza stampa, interrompe appositamente il ministro per dire: “Voglio rassicurare le imprese che costruiscono carceri che non taglieremo gli investimenti”, un brivido corre lungo la schiena se si pensa ad Anemone nel settore delle opere secretate. Il problema non è nei sacrifici, ma in chi li chiede. Una banda di animatori da crociera può andar bene quando si sogna un eterno veglione. Ma quando la nave rischia di affondare ci vuole un capitano vero. E al di sopra di ogni sospetto.

Il Fatto Quotidiano, 14 agosto 2011

Articolo Precedente

Trento, Bossi rispolvera
la “secessione” e i “fucili bergamaschi”

next
Articolo Successivo

Manovra, i dissidenti del Pdl: “Non siamo traditori”. Ma preparano la battaglia in Aula

next