Un’auto che si guida da sola, senza bisogno di conducente o telecomando. E non per pochi chilometri: è riuscita a partire da Parma e raggiungere Shanghai, giusto in tempo per partecipare all’Expo di ottobre dell’anno scorso.

Un’auto intelligente. E a progettarla sono stati una ventina di ricercatori precari di Parma, sotto la guida del docente di ingegneria Alberto Broggi, che ha creato il progetto ‘Vis Lab’. Un team affiatato, che è riuscito ad arrivare al risultato dell’auto intelligente prima di Google e di tutti i colossi mondiali che stanno lavorando sui veicoli automatici.

Un gruppo di cervelli che sono rimasti in Italia senza scappare, seppur precari, grazie all’intuizione dello stesso Broggi: “Di questo gruppo di lavoro, solo in due siamo assunti dall’Università di Parma – spiega -. Per ovviare alla mancanza di fondi abbiamo creato un’azienda collaterale, partecipata dalla stessa Università, chiamata ‘Spin off’, che assorbe gli altri ricercatori. Seppur precari garantiamo loro uno stipendio. Ma con soldi stranieri: lavoriamo nella ricerca applicata quasi unicamente per aziende estere che ci commissionano i lavori”.

In poche parole, si è ovviato alla fuga dei cervelli mettendoli comunque a disposizione dell’estero, ma mantenendo il corpo in Italia: “Un risultato raggiunto grazie all’apertura mentale degli stranieri. Devo ringraziare le tante aziende d’oltre confine che ci affidano i lavori e permettono a queste persone di lavorare con un reddito”. Un’idea che è riuscita ad ottenere un primo risultato: la progettazione di un’auto che è in grado di guidare da sola, dotata di sensori, telecamere, laser, in grado di intervenire ragionando sulla situazione in cui si trova. “Si tratta di un risultato che può modificare l’intera concezione di trasporto – spiega emozionato Broggi -. Pensiamo solo alle città: si potrebbe raggiungere il centro facendo poi tornare al parcheggio l’auto da sola in periferia. E in questo modo sarebbe favorito anche il car sharing: senza pilota le auto potrebbero essere a disposizione di tutti”.

E’ da circa 15 anni che il ‘Vis Lab’ di Parma lavora a questo progetto. E l’autunno scorso l’hanno voluto portare all’Expo di Shanghai in un modo tutto particolare: gli ingegneri e i ‘veicoli intelligenti’ sono partiti da Parma il 26 luglio attraversando tutta l’Europa e tutta l’Asia all’inseguimento delle auto senza conducente. Un viaggio avventuroso, che ha visto anche vari intoppi burocratici: “Le dogane ci hanno fatto un po’ di storie: qualcuno non tollerava l’idea di far passare un’auto senza conducente – spiega Broggi -. Ci sono stati un po’ di problemi anche per i permessi di guida, soprattutto in Cina: servono dei permessi speciali ed è stato un problema spiegare perché un’auto non avesse un pilota e quindi un responsabile. Infine, in Russia e in Cina siamo stati sorvegliati a lungo, perché tollerano male un’auto piena di telecamere, segnali Gps e via dicendo. Senza contare le facce attonite degli autostoppisti che hanno cercato di fermare i veicoli automatici”.

Il viaggio, seguito online su internet, in Cina ad esempio è stato oscurato. Altro problema, poi, il maltempo: “In Russia abbiamo trovato delle condizioni climatiche disastrose, come piogge intense e interminabili che hanno mandato in tilt i sensori di movimento. Così come il caos intenso di Mosca: la nostra auto rispettava i segnali e le linee per terra, tutti gli altri automobilisti no, quindi è stato un bel problema… Però alla fine ce l’abbiamo fatta: siamo arrivati a Shanghai direttamente dentro al padiglione europeo dell’Expo”.

Ma si tratta solo della prima tappa dei precari parmigiani: “Continueremo a lavorare a questo progetto: a dicembre faremo altre prove e miriamo a migliorare soprattutto i punti deboli dimostrati da questo lungo viaggio: le condizioni climatiche avverse e il traffico caotico. Nell’arco di qualche anno vogliamo ripetere il giro e completarlo senza intoppi”.

Il tutto per raggiungere una guida più sicura, senza imprevisti e senza errori umani. Un lavoro nobile e ambizioso quello di ‘Vis Lab’, per quanto la società italiana faccia fatica a capirne il valore. E se tra qualche anno potremmo contare su auto che si guidano da sole dovremo ringraziare il lavoro di questi venti precari parmigiani. Precari, ma sognatori.

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