La cultura è fatta per vantarsi. E a noi adulti la cultura piace così. A noi adulti piace la cultura del ho letto quel libro… hai visto quel film… sei stato alla mostra… Noi adulti abbiamo la cultura di appuntarci biglietti d’ingresso come i veterani di guerra le mostrine sul petto. Vantarsene, l’imperativo categorico.
Al bambino tutto questo non importa, ma è lui che può cambiare le cose e lo può fare a patto che sopravviva agli adulti. Noi adulti.
Sempre più la cultura va incentrata sui bambini per tanti motivi e ognuno basta solo: una cosa buona per loro sarà buona anche per gli adulti e l’equazione molto spesso non è valida al contrario.

La cultura che investe sui bambini ha un ritorno economico (un buon “prodotto” culturale per bambini vende, anche se non sono i bambini a metter mano al portafogli sono loro che insistono con mamma e papà o nonni, adulti, per acquistarlo); la cultura che investe sui bambini comporta che lo si faccia con onestà intellettuale, perché ai bambini non importa un accidente di chi tu sia, quando sei un bambino per lui sei comunque un Signor Nessuno e perché il bambino abbia stima di te devi essere come lui, innocente e onesto.

La cultura che investe sui bambini lo fa perché crede in se stessa, con i bambini non ti puoi vantare, devi essere concreto, i bambini non ti permettono di aggirarti tra loro vantandoti di aver creato l’evento o il vernissage o il romanzo o cavoli a merenda, non puoi vantarti come faresti con… gli adulti; la cultura che investe sui bambini ti impone di essere autentico e questo forma il futuro di un paese dando forma al presente di un bambino in quella fascia d’età fra i 3 e i 6 anni (in cui si crea l’autostima) e gli anni delle scuole elementari/medie (in cui si crea il senso civico), età guarda a caso in cui i bambini/ragazzi ancora amano leggere, prima di precipitare nelle statistiche che relegano i lettori italiani tra i peggiori.
Il nostro Paese ha bisogno di cambiare e quando sarà cambiato avrà bisogno di migliorare, quindi continuare a cambiare. C’è solo un modo per farlo, anzi milioni: uno per ogni bambino sul quale investiremo la cultura e tutto ciò non può dipendere dal falso motto il futuro è dei giovani, ma dal fatto che se non ricostruiamo tutto dai bambini, preservandoli dai noi adulti, di futuro non ne avanza proprio. Allora coraggio, che il presente è di tutti, non del Signor Nessuno.

Buonanotte e C’era una volta!

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