Non si vogliono arrendere i lavoratori della cooperativa sociale Geco, impegnati tutti i giorni sul territorio in servizi socio-educativi, handicap, e assistenza alle persone più disagiate. Sono decisi a ‘combattere’ fino in fondo per ottenere ciò che gli spetta di diritto, ovvero due mensilità di stipendio arretrate, causa il fallimento del consorzio Epta. Un buco di 800.000 euro che mai come ora, giunti quasi a metà agosto, diventa un peso che toglie il fiato, le speranze e le poche certezze per un domani lavorativo.

E aldilà delle politiche e delle polemiche che hanno fatto da sfondo alla vicenda negli ultimi giorni, Mariarosa, Rosario, Marika, Alessandra e tutti i lavoratori di Geco sono consapevoli che per far valere i loro diritti come lavoratori e far sentire il loro grido unanime ‘Vogliamo i nostri soldi e il lavoro garantito’, devono contare sulle loro strenui forze. Proprio per questo non possono esistere spaccature o divisioni di qualsiasi natura, quando la precarietà dell’essere ti inghiottisce in un colpo solo, senza lasciare traccia della dignità sacrosanta per il proprio lavoro.

Con questo spirito, risoluto e indignato, gli educatori di Geco sono pronti a portare domani le loro voci, dalla prima all’ultima, in prefettura per presentare la loro situazione, gli stipendi non retribuiti, la scarse certezze sul loro futuro lavorativo, e il destino dei loro contratti. Un’iniziativa che spera di trovare, nella figura del prefetto Angelo Tranfaglia, una nuova via che conduca a soluzioni efficaci e soprattutto ad una larga attenzione sulla vicenda da parte della società cittadina.

In questo clima di dibattiti e di grande attesa per la restituzione degli stipendi ai 154 lavoratori di Geco, si inserisce la voce del presidente della cooperativa, Silvia Savino per cercare di fare chiarezza sulle motivazioni del fallimento di Epta e sulla liquidazione ‘costretta’ di Geco: “Epta al momento presenta un bilancio in cui ogni singolo centro di costo è superiore al corrispettivo centro di ricavo. Tutti i suoi servizi e settori sono in perdita, fatta eccezione per il settore socio-educativo. Il neo-presidente di Epta Paolo Seu, subentrato all’ex presidente Antonio Bria, ha cercato di arginare i costi, ma evidentemente gli effetti di scelte passate non erano recuperabili. Geco chiude perché deve avere da Epta una somma talmente alta che è utopistico pensare di poterla riscuotere in toto da un consorzio in perdita e in imminente liquidazione. Questo dato oggettivo ci preclude qualsiasi strategia di ripersa futura e possibilità di sopravvivenza”.

E sulla possibilità di una risoluzione della situazione gravosa tramite l’accordo (non raggiunto) tra Epta e il consorzio Solco, precisa: “Personalmente ritengo che la fusione Epta-Solco e la creazione di un nuovo soggetto non avrebbe potuto migliorare le cose, semmai la situazione poteva peggiorare, ritardando di uno o due anni la chiusura di Epta. Sottolineo che questa è una mia opinione personale”. E per quel che riguarda il bilancio di Geco, il presidente tiene a precisare:  “Il bilancio Geco chiude con un utile di 80.465,12 euro e come ben noto ai suoi soci, non perché in esso non vi siano voci passive come gli oneri finanziari presumibilmente addossati ad Epta, ma grazie alla razionalizzazione della sua gestione e ai bassi costi di struttura”. E quando si parla dei lavoratori Geco, di cui Savino è parte integrante, sottolinea: “Come lavoratori, siamo educatori che quotidianamente lavorano sul campo impiegati nei servizi e con gli utenti. Ciò che abbiamo provato a fare è stato far funzionare la nostra cooperativa che vivevamo realmente come nostra, cercando di dare corpo ai valori e agli ideali cooperativi”. Parole che ancora non vedono, oltre l’attaccamento al proprio lavoro, risposte istituzionali effettive.

Al proposito l’assessore comunale al Welfare Amelia Frascaroli, continua ad esprimere la sua estraneità alla vicenda, pur avendo preso visione della gravità della situazione: “Per quanto mi compete la situazione della cooperativa Geco e del consorzio Epta non mi riguarda direttamente per cui non mi sento di fare osservazioni approfondite perché si tratta di una situazione pregressa. Posso solo dire che solitamente ho trovato positivo il sistema della cooperazione sociale, creando dei consorzi per tutelare cooperative più piccole. Spero che i posti di lavoro dei lavoratori Geco vengano salvaguardati all’interno delle varie trattative”.

Si attende dunque di vedere cosa accadrà nei prossimi giorni, soprattutto se la forza dei lavoratori riuscirà a scuotere gli animi di chi pare essere ancora avvolto da un’atmosfera di irreale cecità.

Carmen Pedullà

Articolo Precedente

Rimini, seicento persone al lavoro per il meeting di Comunione e liberazione

next
Articolo Successivo

Onorevole Paniz, l’avvocato prenditutto: difende col figlio anche i dirigenti dell’Enel

next