Ieri sembrava ritornata la calma sui mercati. Ma fino a quando? Chi sarà il prossimo bersaglio delle agenzie di rating? E la prossima vittima degli speculatori? Negli ultimi giorni corrono voci sempre più insistenti sulla debolezza di uno dei «grandi» d’Europa, all’apparenza virtuoso. La Francia di Nicolas Sarkozy.

Il presidente proprio stamani ha interrotto le sue vacanze nella dimora dei Bruni-Tedeschi sulle coste del Mediterraneo, per recarsi a Parigi. Ha convocato subito una riunione d’emergenza con alcuni ministri. E dire che il debito del Paese è classificato dalla temibile Standard & Poor’s con la tripla A, lo stesso rating sottratto venerdì scorso agli Stati Uniti. Insomma, il massimo dei voti. I rumors, però, di un possibile declassamento girano da tempo. La quota del debito pubblico sul Pil (Prodotto interno lordo) resta dignitosa, soprattutto se comparata a quella dell’Italia: l’85,4% nel primo trimestre dell’anno, comunque già 2,2 punti percentuali in più rispetto al trimestre precedente. Ma sul fronte del deficit le cose vanno decisamente peggio. La Francia presenta la situazione più traballante del ristretto club degli Stati dell’eurozona che possono vantare la tripla A (Germania, Paesi Bassi, Austria, Finlandia e Lussemburgo): il deficit rappresentava ancora il 7,1% del Pil a fine 2010. Se tutto va bene passerà al 5,5% alla fine di quest’anno (contro il 3,7% degli olandesi o il 2% dei tedeschi), per poi scendere al 4,6 nel 2012 e al 3 nel 2013.

Per centrare questi obiettivi, però, occorre innanzitutto una crescita economica accettabile. Venerdì usciranno i dati relativi al secondo trimestre 2011, ma la Banca centrale già stima un magro balzo in avanti del Pil dello 0,2%. In Francia, dove l’industria manifatturiera è ormai solo l’ombra di quello che era, manca il doping dell’export di una Germania o della stessa Italia. E così il deficit del commercio estero lievita, mentre la competitività del made in France arranca. Ritornando poi al deficit pubblico, va detto che il disavanzo primario al netto degli interessi sui titoli di Stato dovrebbe arrivare al 3,1% del Pil a fine 2011 contro addirittura un avanzo dello 0,4% della Germania.

Significa che Sarkozy spende ancora troppo. E che bisogna tagliare. Proprio alla fine dell’incontro che si è svolto d’urgenza oggi all’Eliseo è stato annunicato che nuove misure di rigore per le casse pubbliche saranno annunciate il prossimo 24 agosto. Bisogna fare in fretta, perché, se la situazione del budget non rientra nei ranghi, S&P potrebbe declassare e il costo del debito crescere ulteriormente. Ieri Valérie Pécresse, ministro del Bilancio, lo aveva già anticipato: «La Francia compirà ancora degli sforzi, se necessario, per risanare le finanze pubbliche». Per calmare le acque è intervenuto pure Moritz Kraemer, responsabile dei rating europei di Standard & Poor’s : «Per la tripla A della Francia abbiamo una «prospettiva stabile» – ha sottolineato – e quindi non prevediamo di cambiare il rating da qui a due anni».

Non tutti, però, gli credono. «E’ risaputo che la Francia, rispetto agli altri Paesi con lo stesso voto, non è una vera tripla A», ha sostenuto Paul Donovan, economista della banca Ubs. «Più le tensioni salgono sui mercati, più il rating di Parigi è minacciato», si legge in un comunicato della società britannica di consulenza in investimenti finanziari Bbh. Preoccupata si è dimostrata pure Credit Suisse, che in un report ha sottolineato che «la solidità di Parigi è un tema importante nel contesto europeo, dato che al momento attuale sono sostanzialmente la Francia e la Germania i Paesi che finanziano i bond del resto della regione». Insomma, se salta Parigi, come si fa?

Altra spina nel fianco del Paese è rappresentata dalle banche. Sono colossi a livello europeo, che hanno investito a destra e manca. E che ora si ritrovano sul gobbone pericolose esposizioni nei confronti della Grecia e ormai anche dell’Italia (soprattutto per Bnp Paribas, che controlla Bnl). Nei giorni scorsi giravano voci insistenti su un possible piano di salvataggio del Governo a favore di Société Générale, il secondo colosso francese del credito, che però ha smentito. Ma la situazione resta tesa. Per questo Sarkozy ha abbandonato la Costa azzurra. Da lì comunque aveva gestito la crisi dello scorso fine settimana, riuscendo a convincere la Merkel a fare pressione sulla Bundesbank per sbloccare l’acquisto di Btp italiani da parte della Bce. Anche l’Italia, alla fine, come farebbe con una Francia più debole, bocciata da Standard & Poor’s ?

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