Dunque il Cipe – il Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica – ha confermato la volontà del Governo di procedere sulla strada delle Grandi opere infrastrutturali, e segnatamente del cosiddetto Piano Infrastrutturale per il Sud, della Tangenziale Esterna a Milano e dell’immancabile linea Tav tra Torino e Lione. Non sono riuscito a leggere se altre Grandi opere “in carriera” siano state cancellate, o che tipo di selezione e cernita sia stata fatta, ma poco cambia. Il punto è che Matteoli si è vantato del fatto che in tempi di crisi si investirà comunque sulle grandi opere e che questa sarebbe la leva della famosa crescita che farà recuperare anche la nostra economia.

Spero che nelle prossime settimane chi se ne intende più di me ci aiuterà a capire quali e quante di queste Grandi opere verranno effettivamente finanziate, se si è osato stopparne definitivamente qualcuna o se si continua dicendo sì a tutti per non scontentare nessuna lobby. Allo scontro più o meno virtuale tra sostenitori e oppositori delle Grandi opere si sovrappone infatti un tira e molla per l’accaparramento delle risorse per gli appalti pubblici, questo sì  localistico e corporativo oltre che spudoratamente lobbistico nei metodi.

Se Torino (si intende il comparto costruttore e la sua rete) si prende risorse per il Tav Torino Lione, è più difficile che altrettanto possa fare Genova (ovvero il suo comparto costruttore e rete di alleanze e subappalti) o Messina e così via.

Ma in ogni caso, comunque proceda la competizione tra le lobby politico economiche locali dei costruttori, il punto è che si considera che la costruzione di nuove linee di trasporto persone e merci, o di nuove strade, con denaro pubblico, sia da privilegiare rispetto alla spesa sociale o sanitaria o culturale. Tav e tangenziali sarebbero gli investimenti, spesa socio sanitaria ed Enti locali sarebbero gli sprechi. In un mondo che avrebbe sempre meno bisogno di spostare materialmente merci e persone, e sempre più bisogno di scambiarsi informazioni e relazioni di cura, a me questo Cipe pare una provocazione. Da raccogliere.

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