Quando gli emiri del Qatar, a fine giugno, presero a sorpresa il controllo del Paris-Saint-Germain, misero avanti il loro (supposto) basso profilo. “Lavoreremo nel corso degli anni per fare del Psg una grande squadra e anche un marchio forte sulla scena internazionale”, dichiarò per l’occasione Nasser al-Khelaifi, presidente di Qatar Sport Investments (Qsi), emanazione “sportiva” del fondo sovrano del piccolo (ma ricchissimo) Stato del Golfo Persico. Ebbene, da allora proprio niente a che vedere con il low profile… Tanti petroldollari, invece. E subito. Gli arabi del Psg stanno spendendo cifre da capogiro per il calciomercato, vedi i 42 milioni di euro appena sborsati per Javier Pastore, giocatore del Palermo, che non raccoglie proprio commenti entusiastici da parte di tutti (“Vista dall’Italia, quella somma è considerata una vera follia”, ha scritto il quotidiano sportivo francese L’Equipe). Ma cosa è successo?

Si tratta solo dell’ultima puntata di una lunga storia di amicizia e di scambi di favori, quella tra Nicolas Sarkozy e l’emiro Hamad Bin Khalifa Al Thani, al potere da 15 anni (spodestò il padre in vacanza in Svizzera). Che parla perfettamente francese. E che in pochi minuti riesce ad avere al telefono l’amico Nicolas. Cominciamo dal recente episodio della saga: il Psg, appunto. Fino a due mesi fa la squadra, nelle mani di Colony Capital, si trovava in serie difficoltà finanziarie. Per Sébastien Bazin, alla guida del fondo (e fedelissimo del Presidente), l’arrivo degli emiri è stato un bel colpo di fortuna: hanno sborsato 50 milioni di euro per il 70% del Psg, rilevando i debiti del club. E da allora, alla faccia del basso profilo, hanno rimesso abbondantemente mano al portafogli, per assicurarsi Leonardo e non solo. Soltanto per il calcio mercato siamo già a oltre 80 milioni, compreso l’acquisto di Pastore. Dubbio il ritorno, almeno a breve (ma anche sul medio termine) di questi investimenti. Che sembrano soprattutto un “regalino” di Al Thani a Sarkozy, da sempre tifoso sfegatato del Psg, preoccupato per le sue sorti.

Sì, come scrive il quotidiano Libération, Nicolas è “il 12° uomo della squadra quatariota”. “Il Presidente si è interessato da vicino a questo dossier”, ha ammesso il portavoce dell’Eliseo, Franck Louvier, negando comunque per il suo capo il ruolo d’intermediario. Ma facciamo un balzo indietro. Dopo l’elezione di Sarkozy, nel maggio 2007, l’emiro del Qatar fu il primo Capo di Stato arabo a essere ricevuto all’Eliseo. Prima dell’egiziano Mubarak, prima di Abdallah dell’Arabia Saudita. Che, fra l’altro, se la presero, eccome. Per l’occasione al Thani già tirò fuori il libretto degli assegni, comprando subito per 16 miliardi di dollari 80 aerei di Airbus, società franco-tedesca, allora in panne. Nel luglio successivo Parigi risolse brillantemente il problema delle infermiere bulgare in Libia, grazie al pagamento dell’indennizzo di 320 milioni di euro al regime di Gheddafi da parte (ça va sans dire) del Qatar (oggi finanziatore irrinunciabile dell’operazione militare nel Paese nordafricano).

Parigi, da parte sua, ha consentito in questi anni al fondo sovrano dell’emiro (Qia) di entrare nel capitale di vari colossi economici del Paese, meglio se si trattava di aiutare qualche amico del Presidente (vedi Arnaud Lagardère, dell’omonimo gruppo). Nel frattempo il Qatar ha proceduto pure a ingenti investimenti immobiliari a Parigi (in parte legati agli alberghi di lusso: il Qia possiede il Royal Monceau, dall’anno scorso nuovo santuario dei miliardari di mezzo mondo, di passaggio per la città). Come per miracolo nel 2009 il Parlamento francese ha ratificato una convenzione che esonera da qualsiasi imposta le plusvalenze ottenute nelle operazioni immobiliari del Qatar in Francia. Da sottolineare: a Doha, la capitale dello Stato del Golfo persico (solo 1,7 milioni di abitanti, ma terzo produttore di gas del mondo), non si sono visti solo Sarkozy e i suoi compari, ma anche rappresentanti della sinistra francese, invitati in pompa magna dall’emiro, in un Paese dalla democrazia più che traballante (secondo molti, inesistente). Perché non si sa mai quello che succederà dopo le presidenziali del 2012. Forse dopo Nicolas arriverà un nuovo amico.

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