Il ministro degli Esteri Franco Frattini ha richiamato in Italia per consultazioni l’ambasciatore a Damasco Achille Amerio, in conseguenza dell'”orribile repressione” attuata dal regime siriano contro la popolazione civile in rivolta. La decisione, comunicata stamattina dalla Farnesina, arriva dopo la notizia di nuove stragi ai danni della popolazione civile. Ieri le forze di sicurezza del presidente Bashar el Assad hanno ucciso almeno 24 persone, dieci delle quali dopo le preghiere del Ramadan, in diverse città del paese, denuncia l’Osservatorio siriano per i diritti umani. Sei morti si registrano nella capitale, dove all’alba i militari hanno attaccato i rivoltosi nel quartiere di Erbin. Nuove stragi, quindi, dopo la terribile repressione della città di Hama, che ha provocato oltre cento morti.

Oggi è la giornata delle sanzioni diplomatiche. Oltre al richiamo dell’ambasciatore Amerio, il governo italiano ha deciso di sospendere qualunque attività di cooperazione con la Siria, escluse quelle umanitarie rivolte ai profughi, ha precisato alla Camera il sottosegretario agli Esteri Stefania Craxi. Oggi, con la pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale dell’Unione, scattano anche le sanzioni decise dall’Europa. Le misure contemplano il congelamento dei beni e il divieto di viaggio nel territorio comunitario per cinque uomini del regime. Colpiti il generale Ali Habib Mahmoud, ministro della Difesa ritenuto responsabile della repressione contro la popolazione civile; Mohammad Mifleh, capo dell’intelligence militare siriana ad Hama; il maggiore generale Tawfiq Younes, capo del dipartimento di sicurezza interna; Mohammed Makhlouf, stretto collaboratore e zio materno di Bashar al-Assad; Ayman Jabir, anche lui direttamente coinvolto negli atti di violenza. Nella lista non figura però il presidente Assad.

Niente di fatto, invece, alla riunione del consiglio di sicurezza dell’Onu, svolta a porte chiuse e durata oltre un’ora. La riunione è stata aggiornata nel tentativo di trovare un’intesa tra i membri del Consiglio per giungere a una condanna della violenta repressione messa in atto dal regime.

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