Nel vasto e talvolta discusso mondo delle Onlus e delle Ong esistono realtà molto importanti che dimostrano concretamente come, per aiutare le popolazioni che vivono in condizioni disagiate, prive di cibo e di assistenza di ogni genere, non siano così importanti solamente le donazioni in denaro. Spesso è ancora piu’ importante poter contribuire a queste situazioni disperate attraverso la condivisione delle competenze e delle esperienze.

Sicuramente la medicina è uno degli ambiti più necessari, ma non basta nemmeno quella. Pochi forse sanno quanto anche l’informatica e le nuove tecnologie possano fare enormemente la differenza per migliorare le sorti dei popoli disagiati e in stato di emergenza.

“La comunità internazionale si mobiliti per garantire ai Paesi poveri l’accesso alle nuove tecnologie, solo così ci sarà una democrazia digitale sosteneva nel 2005 Kofi Annan, segretario generale dell’Onu. Ma non è a mio avviso solo una questione di democrazia, è anche e soprattutto una questione di sopravvivenza.

Esiste un’associazione di nome Informatici senza frontiere, fondata nel 2005 da un gruppo di manager veneti operanti nel settore, che si è specializzata nel portare aiuto attraverso le nuove tecnologie alle popolazioni che vivono in situazioni drammatiche, in ogni parte della terra.

“Per noi fondatori e soci volontari di Informatici senza Frontiere, l’accesso alle tecnologie dell’informazione e della comunicazione rappresenta un prerequisito essenziale allo sviluppo economico e sociale: l’Information Technology dovrebbe essere considerata un bene di primaria necessità”, ha sottolineato Antonio Savarese Responsabile Comunicazione di Isf. “Inoltre molti credono che l’informatica sia una cosa da smanettoni, da persone ipertecniche: forse in gran parte è così ma non c’è solo questo, ci sono tante persone pronte a mettere a disposizione la loro competenza e il loro tempo libero per far stare meglio chi soffre. Il nostro lavoro dimostra che grazie alla tecnologia e all’innovazione è possibile creare valore sociale, ad esempio permettendo ad un bimbo che sta male di connettersi via Skype con i genitori o magari di abbattere il digital divide di un Paese del Terzo Mondo”.

Sono moltissimi i progetti di Isf. Uno di questi è tutto italiano con base a Scampia, il quartiere di Napoli che si caratterizza per un altissimo livello di disoccupazione e la radicata presenza della criminalità organizzata, fattori che rendono la zona una delle più disagiate della periferia partenopea.

Lo scopo del progetto è quello di contribuire a ridurre il disagio dei bambini provenienti dal quartiere attraverso la creazione di un laboratorio informatico e la realizzazione di un corso di introduzione all’informatica, in modo da stimolare l’apprendimento sia nelle scienze che attraverso software educativi.

I bambini sono stati divisi in gruppi di sette, in modo da poter usare ciascuno un pc sotto la guida dei volontari. L’aula informatica, allestita per l’occasione, è frutto di una donazione da parte di una banca della Provincia di Vicenza ed è stata chiamata “Il giardino dai mille colori”, dando così il nome al progetto.

Un’altra iniziativa, “Riconnettiamo il Congo” ha lo scopo di ripristinare la connessione satellitare in alcune realtà congolesi, come l’Hôpital Général Conventionné Catholique a Kimbau, dove si possono effettuare operazioni di teleconsulto attraverso un ponte con alcuni collaboratori italiani, e  l’Hôpital Txingudi a M.C. Lumbi, nel quale è attivo un servizio di telemedicina. Ripristinare la connessione in queste aree significa in primo luogo dare una speranza di intervento in situazioni drammatiche, poter restare in collegamento con il mondo esterno e, non ultimo, dare la possibilità di informare sulla reale situazione della Repubblica Democratica del Congo.

Un analogo progetto partirà tra qualche che mese in Kenya, dove l’associazione italiana Karibuni.org opera da tempo.

Mi viene in mente un libro dal titolo Internet ci rende stupidi? scritto da Nicholas Carr, studioso americano convinto di avere ragione sostenendo che nell’arco di pochi anni, per colpa di Internet e delle nuove tecnologie, saremo tutti superficiali, incapaci di concentrarci per più di qualche minuto o di distinguere un’informazione importante da quelle irrilevanti.

Io non credo andrà così. Credo che l’intelligenza dell’uomo prevarrà sempre su ogni cosa e che proprio grazie alle nuove tecnologie, a Internet e ad associazioni come Isf sarà realmente possibile donare la speranza per una vita migliore alle persone meno fortunate di noi, che potranno uscire dallo stato di povertà e di isolamento totale dal resto del mondo, essere più istruite e, perché no, anche felici.

Articolo Precedente

Kosovo, sale la tensione con la comunità serba
La Nato invia 700 soldati di rinforzo

next
Articolo Successivo

Usa, l’accordo taglia anche i posti di lavoro
Previsti 1,8 milioni di disoccupati e Pil in calo

next