Filippo Penati torna a replicare ai suoi accusatori riguardo all’inchiesta in cui risulta indagato su un presunto giro di tangenti legate a operazioni edilizie nella aree ex Falck di Sesto San Giovanni. E dell’imprenditore Piero Di Caterina, “quello delle mazzette ad elastico” dice che “la spara grossa”.

“Dopo aver nei giorni scorsi detto tutto e il contrario di tutto, parlando prima di 100 milioni di lire per poi cambiare versione e accennare a 20, 30 milioni, oggi – scrive Penati in un comunicato -, per fare di nuovo notizia, è obbligato ad alzare il carico e spararla grossa, parlando di un miliardo in una sola volta”. “Ogni giorno che passa – aggiunge l’ex presidente della Provincia di Milano – va in frantumi la credibilità dei miei accusatori; emergono continue falsità e pesanti contraddizioni e così crescono i dubbi sulla veridicità e genuinità delle loro dichiarazioni. Continuano le ricostruzioni parziali, contraddittorie e unilaterali indotte da persone coinvolte nella stessa vicenda giudiziaria che con una montagna di calunnie mi stanno accusando per coprire i loro guai giudiziari. Dalle loro stesse dichiarazioni ogni giorno affiorano sempre più anche sui  media i dubbi e i sospetti nei loro confronti”.

Intanto i magistrati indagano su un versamento da un miliardo di lire, la cifra più alta tra quelle anticipate tra il 1997 e il 2003 dall’imprenditore Piero Di Caterina “in cambio di favori” all’allora sindaco di Sesto San e al suo ex braccio destro Giordano Vimercati o ad altre persone da loro indicate. La somma, versata in un’unica soluzione è segnata su un foglio formato A4 consegnato dall’imprenditore titolare della Caronte, la società operativa nel trasporto pubblico e ora agli atti dell’inchiesta dei pm di Monza Walter Mapelli e Franca Macchia. Sul foglio accanto all’indicazione “crediti verso Penati/Vimercati” sono riportati i conti fatti, a quanto pare, con un vecchio modello di calcolatrice. Oltre al miliardo, un’altra volta Di Caterina risulterebbe aver versato in una sola tranche 450 milioni di lire, poi 120 milioni, cento, 79 fino ad arrivare a uno o due milioni. Il tutto per un totale, come lui stesso ha messo a verbale il 26 giugno dell’anno scorso, di circa 2 miliardi e 235 milioni di lire. Cifra che sarebbe stata poi richiesta indietro da Di Caterina e ‘restituita’ in parte anni dopo tramite una ‘finita’ caparra immobiliare versata, secondo la ricostruzione degli inquirenti, da Bruno Binasco, amministratore del gruppo Gavio, su richiesta dello stessa Penati.

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