Da quasi 50 anni è uno dei punti di ritrovo serali di Ferrara. Almeno tre generazioni di ferraresi sono andati in quel chiosco per assaggiare il gelato, o la granita, o il frappé più famoso della città. Ora la Siberiana rischia di chiudere per volere della sovrintendenza ai beni culturali. Esigenze di ripristino della cornice ambientale paesaggistica dell’arco murario impongono la demolizione de “La Siberiana”.

E la protesta esplode su Facebook. In pochi giorni il gruppo creato dai gestori trentennali della gelateria di viale IV Novembre, Francesco e Gabriella, ha raggiunto le cinquemila iscrizioni e la raccolta firme per scongiurare la chiusura ha già messo in fila circa 600 nomi.

C’è anche chi ha percorso anche 150 chilometri per apporre la propria sigla a una battaglia che ha visto coinvolti anche artisti ferraresi. Come il sassofonista Andrea Poltronieri, che in occasione dei propri concerti introduce la vicenda al proprio pubblico. O come il comico Gianni Fantoni, che da youtube lancia un appello nella lingua più consona a un luogo tanto caro alla città: il dialetto ferrarese.

Qualcuno dei sostenitori ha provato anche a coinvolgere Vittorio Sgarbi, facendo presente “qual’era la situazione di degrado in cui versava il parco urbano”, mentre ora “almeno d’estate, la situazione è notevolmente migliorata grazie all’apporto di gente per bene ed intere famiglie che vanno a gustarsi un gelato alla frescura serale”.

La legge però sta per scrivere una storia diversa. I problemi di compatibilità paesaggistica risalgono al ’95. Allora i proprietari della gelateria chiesero il condono del chiosco: la soprintendenza si espresse negativamente per il vincolo di tutela che impone il divieto di costruzione entro 300 metri dalle mura estensi. A seguito del parere negativo venne anche avviato dalla proprietà un ricorso al Tar che, recentemente, ha confermato il parere della soprintendenza. Si arriva così ai giorni nostri, con la decisione della demolizione da parte del Consiglio di Stato per il ripristino della cornice ambientale paesaggistica.

Del caso si è interessato anche il Comune di Ferrara, che “si è impegnato da subito – afferma una velina del municipio – a fianco dei gestori per trovare una localizzazione alternativa che potesse superare il vincolo imposto dalla soprintendenza”. A partire da giugno si sono tenuti incontri tra amministrazione, proprietà, soprintendenza e circoscrizione “per individuare alternative condivisibili da tutti, e per poter vedere dopo molti anni risolto il problema della localizzazione abusiva del chiosco esistente”.

Le alternative (“condivise da tutti, compresa la proprietà”, sottolinea la nota) sarebbero state individuate in aree adiacenti alle mura. “Eravamo convinti di avere risolto il problema – chiude l’amministrazione – certamente spetta alla proprietà decidere cosa fare della propria attività, fermo restando che tutti ci auguriamo di non perdere la Siberiana”.

Quello che non convince il popolo del “no alla chiusura” sono altri interventi edilizi che si sono succeduti negli anni a ridosso delle mura. E che hanno un impatto certamente maggiore di un piccolo chiosco di gelati. Un esempio per tutti il colosso di cemento e asfalto del Darsena City o il cosiddetto “sommergibile” nel sottomura di via Baluardi.

“In quei casi – commenta a malincuore l’assessore all’urbanistica Roberta Fusari – sono state rispettate caratteristiche di altezza e distanza previsti per quei tratti specifici di mura e la sovrintendenza, che opera, è bene sottolinearlo, sulla base di requisiti scritti, ha dato il nulla osta dopo la richiesta di modifica del piano regolatore”. “La Siberiana è un patrimonio di tutti – dice a mezza voce l’assessore – ma la legge va rispettata”.

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