Sono ad Albinea, in Provincia di Reggio Emilia per Ancora Oltre, il campeggio organizzato da Pippo Civati. Per il secondo anno, questo piccolo comune emiliano ospita un evento durante la Festa dell’Unità cittadina, in cui lo gnocco fritto si mescola al ragionamento, in un mix tra giovani e grandi, tra militanti locali e attivisti di ogni parte d’Italia, che racconta la politica italiana molto meglio di come riesca a fare la classe dirigente con i suoi rituali.

L’Italia è piena di processi di auto-organizzazione, di persone che lasciano a casa dubbi, paure, fatalismi e tessere di partito, si mettono insieme e ragionano su come migliorare il Paese, fanno proposte, studiano, discutono, mettono il loro materiale a disposizione del centrosinistra tutto. Siamo già pronti a far fare un salto di qualità a questo Paese, non manca nulla e questo è vero qui, come in centinaia di eventi analoghi che prendono forma ovunque, nei contesti e nei modi più disparati. Ci sono idee su come migliorare la legge elettorale attraverso un meccanismo di selezione dei candidati al Parlamento con elezioni primarie multinominali in cui il peso del consenso è legato direttamente al numero di elettori effettivi: più la gente vota, più il tuo consenso è solido.

Ci sono proposte per giungere al pareggio di bilancio senza cancellare il futuro ai giovani e la pensione agli anziani, andando a prendere i soldi dove ci sono e da chi ne ha e può farne a meno senza sentirne la differenza. Ci sono dibattiti su come crescere senza edificare, su come fare politica premiando il merito (e penalizzando il demerito). I dirigenti dei partiti potrebbero anche solo limitarsi ad ascoltare ciò che gli italiani, le loro storie, le loro esperienze professionali offrono alla politica per avere tra le mani la “linea”. Non è necessario costruire gruppi di studiosi, caminetti, commissioni di saggi: basta ascoltare. L’Italia è piena di think-tank non ufficiali che vanno avanti senza finanziamenti pubblici e privati, trasparenti e occulti. L’Italia è piena di persone che non sono nell’agone della politica con l’esclusivo obiettivo di ricavarne vantaggi personali.

In esperienze come quella di Albinea ci sono persone che giungono da ogni parte d’Italia, che hanno ruoli politici di livello nazionale mescolati a segretari di circolo, amministratori potentissimi e ricercatori, precari e grandi saggi. Tutte queste persone rinunciano al loro ruolo gerarchico d’origine e discutono alla pari, uniti da una sola, grande prospettiva: la voglia di migliorare le cose.

Questi eventi, però, non hanno quasi mai impatto sulla realtà politica. Tutti i partecipanti ne hanno amara consapevolezza e, nonostante tutto, non si arrendono e dedicano tante ore del loro tempo libero per provarci.  Se il cambiamento non arriva mai, non è per incapacità di chi partecipa, quanto per la mancanza della volontà politica di ascoltare, dovuta a un mix di paura, presunzione e, talvolta, a incapacità di comprensione della “modernità”.

Questa energia fa bene al centrosinistra, che però può anche decidere di proseguire ignorando tutto ciò che accade ogni giorno. Può anche capitare di vincere le elezioni amministrative o trovarsi lì per caso mentre gli italiani si prendono, da soli, il quorum ai referendum. Si può vincere senza meritarselo, come dice Samuele, ricercatore del Cnr di Pisa. E finché c’è Berlusconi, che oramai fa perdere voti alla sua coalizione, l’equilibrio è ancora tollerabile. Ma quando il premier mollerà, a destra si tornerà tra la gente, si tornerà a fare politica, e vince chi saprà ascoltare di più.

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