Mediolanum è stata preavvertita di una verifica fiscale. Una soffiata che, almeno da come la mette giù con una certa vaghezza il deputato Pdl Marco Milanese, potrebbe essere arrivata dalle parti del capo di Stato maggiore della Finanza, Michele Adinolfi, notoriamente vicino ai manager berlusconiani come Adriano Galliani. La Procura di Napoli ha immediatamente trasmesso le carte su questa storia, tutta da verificare, alla Procura di Milano perché accerti le responsabilità del caso. Ma al Fatto Quotidiano risulta che un fascicolo era già stato aperto dal procuratore aggiunto milanese Francesco Greco grazie al pronto esposto del comandante del nucleo di Polizia tributaria che conduceva la verifica: Vincenzo Tomei. La questione è seria anche perché l’accusa è stata lanciata nel caso P4 dal comandante interregionale del centro Italia delle Fiamme Gialle, in corsa per diventare il nuovo Comandante Generale: Emilio Spaziante. La novità emerge dai verbali depositati ieri al Tribunale del Riesame dal pm Henry John Woodcock e Francesco Curcio per opporsi alla richiesta di scarcerazione (dai domiciliari dove si trova da un mese ormai) di Luigi Bisignani, difeso da Fabio Lattanzi e Giampiero Pirolo.

Qualcosa sta veramente accadendo nei Palazzi del potere italiano. Cordate di mega generali ben ammanigliati nel centrodestra si stanno fronteggiando con sistemi mai usati prima. Terreno di scontro è l’inchiesta sulla P4. Da un lato ci sono gli amici di Tremonti, come Marco Milanese ed Emilio Spaziante, dall’altra quelli di Gianni Letta e dei berlusconiani, come Michele Adinolfi. L’ultima novità irrompe quando viene letto a Spaziante un brano delle dichiarazioni rese dall’ex collega Milanese il 18 maggio 2011: “Vi dico che il generale Spaziante potrebbe riferirvi particolari su alcune informazioni che l’Adinolfi avrebbe “passato” agli interessati in occasione di una verifica fatta dalla GdF a una importante società”. Spaziante non si scompone e tira fuori la bomba: “È possibile che io abbia raccontato all’onorevole Milanese che c’è una “voce” diffusa all’interno del Nucleo di Polizia Tributaria di Milano secondo la quale durante una verifica – credo a Mediolanum – i sottufficiali operanti abbiano trovato un appunto o comunque un documento dal quale sembrerebbe che Mediolanum stessa era stata preavvertita della verifica in oggetto. Il Colonnello Tomei, Comandante del Nucleo di Polizia tributaria di Milano, potrà essere più preciso”.

Vincenzo Tomei non solo conferma tutto all’autorità giudiziaria, ma ha già scritto una bella informativa al Procuratore aggiunto Greco. Il nome di Tomei, un ufficiale stimato che da 5 anni lavora alle principali indagini milanesi, era rimbalzato sui giornali quando si parlava dei trasferimenti chiesti nel 2006 dall’allora comandante generale della GdF, Speciale, al ministro Visco. Tomei era statointruppato dai giornali nella batteria degli ufficiali delle Fiamme Gialle considerati troppo vicini all’ex capo di Stato Maggiore Emilio Spaziante e, tramite Milanese, a Tremonti. In realtà Tomei era vicino al suo comandante dell’epoca, Mario Forchetti, e in seconda battuta a Spaziante. Ma non conosceva Milanese.

Gli interessi in ballo sono enormi. Mediolanum è una società quotata in Borsa che capitalizza 2 miliardi e 120 milioni, della quale un terzo appartiene a Berlusconi. Come Il Fatto ha raccontato, l’Agenzia delle entrate ha contestato accertamenti per poco più di 250 milioni di euro per gli anni passati sul fronte assicurativo mentre oggi grazie all’inchiesta P4 si scopre un secondo filone, affidato alla Finanza guidata da Tomei, che ha portato ad altri 150 milioni di euro di contestazioni sul fronte bancario per gli anni dal 2005 al 2009. L’aliquota di tassazione reale del gruppo di bancassicurazione sarebbe particolarmente bassa (il 18%) grazie alla domiciliazione in Irlanda delle holding. In questo contesto si inserisce probabilmente la soffiata raccontata ai pm.

L’accusa però è molto scivolosa. Questa di Mediolanum è la terza tegola che arriva dall’inchiesta P4 sulla testa di Adinolfi, dopo l’iscrizione per favoreggiamento di Bisignani, il generale era stato intercettato mentre parlava con Berlusconi delle paure di Tremonti nei suoi riguardi. Adinolfi si rivolge al premier usando espressioni militaresche degne di un sottoposto verso il Capo, nonostante la legge preveda che la Finanza risponda solo al ministro Tremonti e non al premier. Quando il pm gli fa ascoltare la telefonata, Tremonti commenta: “Non mi sorprende poiché avevo già voci del rapporto di conoscenza di Adinolfi con il Berlusconi attesa la comune passione per il Milan”. Il riferimento è a Galliani, amico di Adinolfi da quando, trenta anni fa, il manager era vicepresidente del Monza, dove Adinolfi comandava la GdF. Più stretto è invece il rapporto con Dell’Utri e Gianni Letta. Quanto alla telefonata “militaresca” con il premier, quando il pm chiede a Tremonti se “rientra nella fisiologia istituzionale un rapporto diretto tra il premier e il capo di Stato Maggiore della GdF”, Tremonti replica così: “Io mi attengo a criteri istituzionali diversi, e cioè mi relaziono solo con il comandante generale del corpo che, sia detto per inciso, è persona che stimo particolarmente”. Su Adinolfi nemmeno una parola.

Da Il Fatto Quotidiano del 13 luglio 2011

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