Per ora continua ad espandersi tramite inviti – anche se ogni tanto ci sono delle improvvise aperture casuali in home page. Ma anche se per entrare bisogna aspettare la comparsa dell’agognata mail nella propria casella di posta, secondo alcune stime Google+, il social network lanciato dal motore di ricerca solo dieci giorni fa, conterebbe già 10 milioni di utenti, con una crescita di oltre due milioni ogni 32 ore.

Plus si sta popolando. E sta dettando le sue regole. Man mano, il senso di straniamento tipico del “mi sono iscritto ma non conosco nessuno” si va affievolendo e, come sempre succede con ogni innovazione tecnologica, gli utenti riprogrammano lo strumento inventandone usi e costumi.

Come abbiamo già scritto, Google+ ha fatto tesoro delle “debolezze” di Facebook. Il meccanismo scelto è quello delle “cerchie” che sostituiscono gli amici di Facebook e che, in qualche modo, aprono le porte ad un po’ di sana “ipocrisia digitale”, strumento utile nella vita reale (magari il vicino di casa mi sta antipatico, ma educatamente lo saluto lo stesso) così come in quella digitale (su Google+ aggiungo il vicino di casa alle mie cerchie, ma negli antipatici, tanto lui saprà mai in quale cerchia è stato inserito).

Plus, inoltre, garantisce ai suoi utenti un controllo totale sui contenuti pubblicati: si può per esempio verificare come una singola persona vede il nostro profilo e, novità importante, si può modificare uno status dopo che è stato pubblicato (strumento utile per eliminare i refusi, ma non solo).

Da Google assicurano che questo periodo di interregno tra uno strumento aperto a tutti e un prototipo da testare solo su invito, non risponde a strategie di marketing, ma alle necessità di migliorare in corsa il social network; i “tester” (ovvero i dieci milioni che si sono già iscritti) sono avvertiti: Google+ potrebbe cambiare, e molto, in base ai feedback che Mountain View riceverà. Per questo, nonostante rumors e indiscrezioni che si moltiplicano online, non esiste ancora una data di “varo” ufficiale con le iscrizioni aperte a tutti.

Nonostante ciò, come in ogni ambiente popolato da umani, già una cultura peculiare sta emergendo su Plus. Cosa funziona e cosa no? Per quali fini lo strumento si presta al meglio? Quali forme di ironia peculiare verranno elaborate? – qua c’è già un esempio in italiano sulle possibili “cerchie” del Papa. Proprio in queste ore questi temi vengono sviluppati e rimbalzano di profilo in profilo, di sito in sito, in tempo reale.

Negli Usa è già partito un dibattito: Google+ ucciderà i blog? Sembra una boutade, ma tra le opzioni fon-da-men-ta-li del social network c’è la possibilità di pubblicare uno status di qualsiasi lunghezza (su Facebook il limite è 420, su Twitter 140): alcuni status possono diventare di fatto un post con tanto, udite udite, di permalink, di riferimento unico in rete (si ottiene cliccando sull’orario di pubblicazioni dei post).

Kevin Rose, prodigio della cultura digitale e già fondatore di Digg, è convinto che Plus può essere più performante dei blog e lo ha annunciato senza tanti giri di parole: “Ho deciso di reindirizzare il mio sito kevinrose.com sul mio account Google+ – scrive, manco a dirlo, sul social network -. G+ mi da molto più feed-back in tempo reale e occasioni di coinvolgere i lettori, di quanto il mio blog mi abbia mai dato”.

Curioso anche che su Plus sia ricomparsa una vecchia conoscenza della rete. Bisogna tornare con la memoria a qualche anno fa, quando spopolava MySpace. Allora, appena aperto un account sul portale, ogni iscritto si trovava “un amico” di default: era Tom Anderson, che di MySpace era uno dei fondatori (e che poi sarà tra quelli che venderanno il portale a Murdoch per oltre 300 milioni di dollari). Tom, che ha nel profilo la sua foto “amatoriale” già famosa in tutto il mondo, è entusiasta di Plus (ha già oltre ventimila followers) e pubblica sul suo profilo novità, segnalazioni, riflessioni e non si tira indietro nel delineare scenari futuri: l’uso delle Gif animate, ne è sicuro, vietate su Facebook e su Twitter, sarà un punto di forza di Plus (guardate questo esempio).

Infine, interessante capire chi sul social network sta raccogliendo più follower, più seguaci. Posto che tutti possono seguire tutti (anche se ognuno poi decide con chi condividere cosa), sulla vetta della top ten si trova, a grande sorpresa, proprio lui: Mark Zuckerberg, il fondatore e proprietario di Facebook che ha aperto fin da subito aperto un suo account per studiare le contromosse del rivale (Mark è seguito da 134,328 followers). In seconda e terza posizione, inseguono i due fondatori di Google Larry Page (73,319 follower) e Sergey Brin (56,015) – ambedue pubblicano foto delle loro imprese spericolate in paracadute. Quindi Vic Gundotra, vicepresidente di Google (38,302); il blogger e “technical evangelist” Robert Scoble (37,105); il giornalista “tecnologico” Leo Laporte (36,577); Kevin Rose, inventore di Digg che abbiamo già citato (31,947); Matt Cutts, personalità di riferimento nel mondo del software; (27,921); il portale Mashable (27,390); infine il programmatore di videogioci Markus Persson (25,894 follower).

Un ultima cosa: va segnalato come Plus abbia cancellato per ora i profili aperti da aziende, associazioni e comunque tutti gli account non legati a persone (anche se alcuni sono riusciti a salvarsi dalla mannaia). Da Google assicurano: le aziende avranno presto un loro strumento a disposizione “estremamente” potente per entrare in contatto con gli utenti su Google+.

Anche su questo piano Plus sfida Facebook e Twitter. Ce la farà? In rete i commenti sono orientati più al “Sì” che al “No”. E l’ha detto recentemente anche il presidente Google Eric Schmidt: “Penso proprio che nel mercato dei social network ci sia spazio anche per noi”.

Naturalmente, l’avete capito, da queste parti lo strumento convince. Ma voi che ne pensate? Se volete, continuiamo la discussione nei commenti. O su mio account Google+.

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