Anche il vino, il prodotto più importante delle esportazioni agroalimentari italiane, sarà a impatto zero. Dal mese scorso è nata una nuova certificazione, l’impronta di Carbonio o Carbon Footprint, che misura l’indice di emissione della CO2 ed altri gas nocivi nella produzione di una bottiglia di vino.

Tale certificazione rilasciata dall’ente Csqa, (Certificazione Qualità e certificazioni Iso) è arrivata alla fine di uno studio condotto presso l’azienda Salcheto di Montepulciano, nell’ambito del progetto Siena Carbon Free 2015: che porterà la provincia di Siena, nel 2015, ad essere la prima vasta area europea Carbon Free, cioè a zero emissioni di CO2. E questo nonostante il governo e Tremonti procedano nella direzione opposta, come si è visto nel caso della nuova Finanziaria: dapprima era stato previsto in bozza un taglio del 30% agli incentivi di energia da fonti rinnovabili, taglio che poi è stato cassato nella versione definitiva firmata da Napolitano, a seguito delle innumerevoli polemiche che aveva suscitato.

«Il futuro dei vini di qualità sarà a impatto zero” dichiara Michele Manelli, presidente dell’azienda Salcheto “Perciò abbiamo formato un gruppo di lavoro che ha analizzato le emissioni di gas nocivi nella vitivinicoltura, dalla vigna alla cantina, potendo misurarle e indicizzarle assieme all’ente di certificazione, al fine di abbatterle. L’obiettivo è che l’azienda possa diventare a impatto zero. Siamo fiduciosi. Abbiamo già ridotto del 54% il consumo energetico in cantina, eliminando le lampade elettriche e usando luce naturale rifratta con sistemi di specchi, eliminando la climatizzazione e facendo una supercoibentazione, unita all’irrigazione continua del tetto e alle pareti rivestite di spessa vegetazione ombreggiante, senza dimenticare i meccanismi che favoriscono la ventilazione naturale. Inoltre, grazie all’energia prodotta con sistemi quali le biomasse e gli impianti geotermico o fotovoltaico, siamo la prima cantina scollegata dalle reti di distribuzione energetica».

Lo studio Carbon Free, sulle emissioni di gas nocivi, ha attestato che più di un terzo di queste, nel settore vitivinicolo, sono legate al confezionamento di un vino: in specie alla produzione del vetro.

«Per quanto riguarda le emissioni di CO2 e la vitivinicoltura,” spiega Domenico Andreis dell’Università di Siena, coordinatore del gruppo di lavoro che ha operato presso Montepulciano “questo studio è, sino ad oggi, il più completo al mondo. Dunque, applicando il modello Salcheto all’intera produzione nazionale, si possono ridurre le emissioni di CO2 di 2.3 milioni di tonnellate, contribuendo a portare l’Italia nei parametri richiesti dal Protocollo di Kyōto. Pertanto abbiamo proposto una ‘Carta di Montepulciano’, cioè un percorso di abbattimento delle emissioni di CO2 secondo i parametri individuati dallo studio, da condividere con altre aziende vitivinicole».

Insomma da oggi la riduzione dei gas nocivi sarà uno degli elementi da considerare nel produrre e comprare vini. Anche le grandi industrie del settore (così come già fanno da tempo molti piccoli e medi produttori) si stanno affrettando ad adeguarsi a nuovi parametri. Avremo dunque il vino a impatto zero, cattivo o buono che sia.

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