È durato due ore e mezzo l’interrogatorio di questa mattina a Enrico Biscaglia, ex direttore generale del Comune di Bologna durante la giunta Guazzaloca, indagato insieme ad altre sedici persone (l’ex sindaco compreso) per la presunta corruzione nell’affaire Civis, il tram su gomma a guida ottica mai entrato in attività.

Uscendo dalla procura della Repubblica di Bologna, dove ha risposto alle domande del pubblico ministero Antonello Gustapane (titolare dell’indagine insieme al procuratore aggiunto Valter Giovannini), Biscaglia ha detto che “è andata come doveva andare. Ho potuto chiarire quanto mi è stato chiesto”.

E in merito alla gestione tecnica del progetto, che secondo Guazzaloca, era in mano ad Atc (l’azienda dei trasporti bolognesi) e non a Palazzo d’Accursio, ha aggiunto: “È stato un excursus su tutti gli aspetti della problematica. Io ero direttore del Comune e questi argomenti erano di competenza di Atc. Dunque di quelli abbiamo parlato meno. Abbiamo invece spiegato il nostro comportamento nei confronti della Provincia e delle relative diffide [con cui il progetto e la sua attuazione venivano contestati, fino alle modifiche deliberate dalla giunta di Sergio Cofferati, divenuto sindaco, nda]”.

L’avvocato Guido Magnisi, che accompagnava Biscaglia, è intervenuto in proposito dicendo che si tratta di “questioni di diritto amministrativo che tuttora verrebbero rivendicate e sorrette anche da pareri autorevoli. Se su questa vicenda ero sereno prima, adesso lo sono ancora di più”.

A caldo, però, non è stato possibile avere ulteriori dettagli sui contenuti dell’interrogatorio. Rimane comunque in piedi l’ipotesi formulata dagli inquirenti bolognesi sull’“accordo corruttivo” che avrebbe unito pubblici ufficiali, dirigenti dell’azienda trasporti, manager di Irisbus (gruppo Fiat), della concessionaria Maresca e Fiorentino e del Consorzio cooperative costruzioni.

Secondo la procura si sarebbe infatti trattato di un grosso “accordo” per gestire, agevolare e indirizzare un’opera pubblica da 160 milioni di euro. Senza contare il capitolo che riguarda gli inadempimenti e i ritardi nella fornitura pubblica e che avrebbero dato il colpo di grazia al progetto mai nato.

Sempre nell’ambito della stessa inchiesta, lo scorso 5 luglio era stato sentito Giorgio Guazzaloca, sindaco di Bologna dal 1999 al 2004, quando la sua giunta prese in carico dai predecessori la realizzazione del progetto e avviò le procedure per l’assegnazione di lavori e appalti. “Non sono un corruttore”, avrebbe ribadito l’ex primo cittadino, accusato di essere stato nominato ai vertici di una controllata Fiat dopo la fine del suo mandato come “ringraziamento” per l’andamento delle aggiudicazioni a Iribus.

Diversa la versione di Guazzaloca, che invece sostiene di essersi assunto solo l’onere politico del progetto indicando come responsabili della gestione tecnica degli appalti Maurizio Agostini, allora presidente di Atc, Paolo Vestrucci e Claudio Comani (entrambi nel consiglio d’amministrazione dell’azienda trasporti), e i due legali rappresentanti di IrisBus succedutisi dal dicembre 2002 all’aprile 2007 ed entrambi indagati per corruzione per atto contrario ai doveri di ufficio e per falso in atti pubblici.

Poco più di un mese fa – lo scorso 7 giugno – era stato inoltre ascoltato dai magistrati anche Angelo Maresca, vicepresidente del gruppo Maresca e Fiorentino Spa, azienda accusata di aver ricevuto pagamenti per un totale di 930 mila euro da Irisbus. I soldi, ufficialmente, si sarebbero dovuti usare per l’acquisto – non andato in porto – di una struttura dove fare attività di manutenzione dei Civis, oltre che di altri interventi sempre legati al corretto funzionamento dei mezzi.

Secondo i magistrati, parte di quegli importi invece avrebbe costituito la ricompensa per l’intermediazione del gruppo nell’assegnazione dell’appalto. Anche nel caso dell’interrogatorio del mese scorso, il team difensivo aveva fatto sapere che le quasi otto ore davanti al pm Gustapane avevano “consentito al dottor Maresca di ribadire e dimostrare la propria totale estraneità alle accuse mosse”.

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