C’è una partita di coppa stasera, diciamo di Champions League, ma non della fase finale. Gioca una squadra italiana a caso, fate voi: Juve, Inter, Roma non ha importanza. La partita non è decisiva: diciamo che a prescindere dal risultato finale la situazione non sarà né del tutto compromessa, né risolta favorevolmente. L’evento sportivo coinvolge dal vivo diciamo trenta, quarantamila persone.

Tutti gli altri possono agevolmente seguire per televisione.

C’è un problema, però. La partita non viene data in diretta, neanche su Sky. E non viene data nemmeno in differita. Va bè, guardiamo i goal e le azioni più importanti. Sbagliato, non si possono vedere neanche quelle.

La Tv ha ripreso solo una delle due porte, neanche tutta intera e inquadra solo quattro giocatori su ventidue. Dell’arbitro si sente il fischietto e dei guardalinee viene inquadrata, per alcuni istanti, la bandierina.

Il giorno dopo telegiornali e giornali parlano del match ma non dicono il risultato. Non dicono chi ha segnato di preciso ma fanno dure e articolate reprimende sul catenaccio della squadra di casa, sull’arbitraggio a senso unico, sull’inaccettabile atteggiamento del portiere dopo il primo goal annullato.

Cambio di scenario, siamo al Tour de France, tappone di montagna. Stavolta la diretta televisiva c’è, però non ci sono le riprese dall’alto, e neanche quelle dalle moto o dalle auto che seguono i corridori. Ci sono solo alcune camere fisse lungo il percorso. La gara deve essere molto interessante e lungo i tornanti ci deve essere un sacco di gente perché quando vostro cugino vi telefona per dirvi che è andato a vedere la tappa sentite le urla in sottofondo.

Di cosa succede al traguardo, alla fine, non vedete nulla, ma alcuni corridori a fine gara dichiarano che lungo il percorso ci sono state irregolarità, incidenti, qualcuno ha preso delle scorciatoie, sfido che è arrivato prima.

I notiziari della sera spiegano chi ha vinto, ma non danno i tempi di arrivo, dicono che ci sono stati alcuni incidenti e mostrano alcuni fermo immagine a documentarli. Stop.

Cambio di scenario, siamo in una regione del nord Italia, una a caso, fate voi. Domenica mattina è stata organizzata una manifestazione popolare di protesta, sono attese diverse migliaia di persone provenienti anche da altre regioni, qualcuno fino dall’estero. Sono attesi pullman, treni, automobili in gran numero. Alcune centinaia di persone campeggiano in zona già dal giorno prima.

Voi siete interessati alla protesta, ne condividete le istanze, ma non potete andare. Oppure non condividete (magari non conoscete a fondo) le ragioni della protesta e perciò non andate alla manifestazione. Pazienza: seguirete la diretta televisiva. Sbagliato.

Va bè, seguirete le sintesi audio e video che ne dettaglieranno lo svolgimento. Sbagliato.

Saprete che alla manifestazione c’è stato un gran casino, che sono volate pietre, bastoni e tanti, tanti lacrimogeni; i notiziari della sera e del giorno dopo e i quotidiani in edicola vi spiegheranno che cosa è successo e vi spiegheranno che cosa dovete pensare, chi è colpevole di cosa, per cosa ci si deve scandalizzare e perché, per cosa ci si deve indignare. Fine.

Come dite? Non è possibile.

E’ vero, era tutto uno scherzo. Non è possibile che a una partita di coppa non corrisponda una diretta televisiva, con quaranta telecamere a riprendere stadio, campo, giocatori, prima durante e dopo la partita da tutte le angolazioni, a documentare quello che accade, a far vedere, magari dall’alto – che bel colpo d’occhio! – lo stadio e le curve gremite.

Altrimenti ci sarebbe un’insurrezione, un ammutinamento popolar-televisivo.

Non è possibile poi che una tappa di montagna del Tour venga data in Tv senza le riprese dall’elicottero, suvvia, se ne perderebbe il senso, e gli spazi pubblicitari poi a chi li vendi.

Non è possibile che una manifestazione a cui partecipavano migliaia di persone, un corteo per cui si temevano disordini e polemiche a mai più finire non abbia avuto copertura televisiva. Figuriamoci.

Probabilmente erano finiti gli elicotteri per le riprese dall’alto (e quelle che sentivo girare in cielo domenica mattina non erano le pale del rotore, sarà stato il ventilatore del vicino); probabilmente è talmente scontato che le forze di polizia non adottino mai strategie volte a provocare disordini, anziché prevenirli; probabilmente ci sarà stato un errore di scrittura: avranno dimenticato la lettera “A” e anziché manifestazione No Tav qualche agenzia deve aver battuto manifestazione No Tv.

E nessuna Tv si è presentata all’appuntamento con mezzi adeguati.

Potenza di un refuso.

Articolo Precedente

AGCom e diritto d’autore: tanto rumore per nulla

next
Articolo Successivo

Rai, collegio dei sindaci: “E’ valido
l’accordo sull’uscita di Santoro”

next