Non bastava che nella manovra finisse di nascosto la norma salva Fininvest. “Sacrosanta” per Berlusconi, che però l’ha dovuta ritirare per le proteste arrivate anche da esponenti della maggioranza. Ora, ad aumentare la confusione all’interno del governo, arriva il gioco dello scaricabarile. Su chi sia stato l’autore degli articoli sotto accusa. Così, dopo gli “io non ne sapevo nulla” dei vari Ghedini e Alfano, a indicare il ‘colpevole’ ci ha provato oggi Berlusconi: “Tremonti era d’accordo”, ha detto il premier, gettando la responsabilità sul ministro dell’Economia. Che però, secondo alcuni, ha addirittura minacciato di dimettersi se la norma non fosse stata ritirata (“io queste figure non le faccio”). E che ieri in conferenza stampa, in seconda convocazione dopo il rinvio del giorno precedente, a una cronista aveva detto di chiedere a Gianni Letta per arrivare al responsabile. Ma la ricostruzione del Cavaliere è stata smentita da Umberto Bossi, che ha dichiarato: “Non ne sapeva niente nessuno, nemmeno Tremonti”. Ed è stata smentita, qualche ora dopo, da Berlusconi stesso: “Quanto mi viene attribuito da alcune agenzie di stampa in merito all’operato del ministro Tremonti non corrisponde al mio pensiero né alla verità dei fatti”.

“Tremonti era d’accordo” – Confusione su confusione, quindi. Eppure il premier sembrava avere le idee chiare sulla norma salva Fininvest. Non una legge ad aziendam, ma utile a “moltissime” aziende. Tanto da poter essere reinserita all’interno della manovra in Parlamento, dopo la sentenza sul Lodo Mondadori. Berlusconi lo ha detto durante la presentazione a Montecitorio del libro “Il re dei peones”. Scritto proprio da quel Domenico Scilipoti che, come esponente dei Responsabili, può dire la sua sulle sorti future del governo. Seduto accanto al premier, anche lui lo ha ascoltato dire: “Tremonti considerava quella norma sacrosanta e non ha ritenuto di portarla al voto del Consiglio dei ministri pensando che fossero tutti d’accordo ed io ne ho avuto la conferma perché ad esempio Calderoli che non la conosceva mi ha detto ‘perbacco se lo sapevo la potevo scrivere meglio’. Non c’è nessun giallo, appena ho visto le polemiche ho scritto una dichiarazione e ho ritenuto di farla togliere”. Il premier ha scaricato quindi la responsabilità della norma che nessuno ha ammesso di avere inserito sul ministro dell’Economia, protagonista oggi di un video in cui dà del “cretino” al collega Renato Brunetta durante la conferenza stampa di presentazione della manovra.

“Possibile reintrodurre la norma salva Fininvest in Parlamento” – Il premier ha negato che gli articoli sotto accusa siano stati inseriti per sua volontà: “Non sono io che ho scritto quella norma, ma siamo in un Paese in cui non c’è legge giusta che possa passare se favorisce Berlusconi o le sue aziende. Uso esempi non miei: se si inventa la penicillina ma serve a me non va bene. Se una nave affonda ma ci sono io, la si lascia affondare”. La norma ora è stata tolta dalla manovra, ma secondo il Cavaliere “la Fininvest si salverà lo stesso”. E visto che “non era una legge ad personam, ma a favore di moltissime aziende”, dopo la sentenza sul Lodo Mondadori, ”non c’è nulla che ci impedisca” di reinserirla nella manovra con modifiche apportate dal Parlamento.

Attacco all’opposizione – Berlusconi si è scagliato poi contro opposizione e media. “Noi siamo al governo e resteremo fino alla fine della legislatura. Non consegneremo l’Italia a Bersani e Di Pietro nonostante i giornali, il fango e i fantomatici salotti dei poteri forti”. Il premier si è detto vittima di una gogna mediatica: “Questo Paese è strano, mi accusano di avere il controllo dell’informazione ma poi vengo massacrato dai mezzi di informazione”.

”Dopo aver vinto le elezioni – ha continuato il Cavaliere – abbiamo avuto dagli italiani la delega per governare cinque anni ed è nostro diritto farlo”. Ma sulla strada verso la fine della legislatura c’è un ostacolo: ”L’opposizione in Italia non si rassegna, non riesce a giocare una partita all’interno delle regole democratiche, ma è pronta ad usare ogni mezzo per ostacolare il governo, dalle manovre parlamentari alla strumentalizzazioni dei risultati dei referendum e delle elezioni amministrative. Non esiste in nessun altro paese europeo che se si perdono le elezioni di medio termine si chiede di andare a votare. Non è accaduto alla Merkel e nemmeno a Zapatero nonostante la debacle”. Di una cosa però Berlusconi è certo: “Di sicuro non consegnerò il Paese a Bersani, a Di Pietro e a Vendola, resterò al governo fino alla fine della legislatura”. E ancora: “Una delle differenze tra noi e la sinistra è che per noi l’avversario è avversario, lo contraddiciamo ma lo rispettiamo. Per loro è un nemico da distruggere e ridicolizzare e a volte anche da odiare”.

Intervento in Libia – Nel giorno in cui il Consiglio dei ministri ha votato il rifinanziamento delle missioni all’estero, il Cavaliere è tornato a parlare anche di Libia: ”Ero e sono contrario all’intervento, ma ho avuto le mani legate dal voto del Parlamento del mio Paese e sono stato costretto ad accettarlo non solo per la decisione dell’Onu ma anche per l’intervento del capo dello Stato alle Camere”.

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