Ecco perché erano tutti d’accordo, ecco perché dentro questa finanziaria c’è qualcosa che rende coesa la maggioranza e mette fine addirittura alla proverbiale arroganza di Tremonti. Nelle ultime venti pagine della bozza della manovra economica, che il consiglio dei ministri si appresta ad approvare entro giovedì, c’è qualcosa di molto caro a Berlusconi: il processo breve. Ovvero la legge che cancella non solo la maggior parte dei processi del presidente del Consiglio, ma anche altri 100 mila, secondo i dati di Csm e Anm dei mesi scorsi.

Nella bozza sono stati copiati parola per parola interi brani del disegno di legge ammazzaprocessi. Nell’articolato, per esempio, si legge:  “Il processo penale si considera iniziato alla data di assunzione della qualità di imputato. Non rilevano, agli stessi fini, i periodi conseguenti ai rinvii del procedimento richiesti o consentiti dalla parte, nel limite di novanta giorni ciascuno.

3-ter. Non sono considerati irragionevoli, nel computo del periodo di cui al comma 3, lettera a), i periodi che non eccedono la durata di due anni per il primo grado, di due anni per il grado di appello e di ulteriori due anni per il giudizio di legittimità, nonché di un altro anno per ogni successivo grado di giudizio nel caso di giudizio di rinvio. Il giudice, in applicazione dei parametri di cui al comma 2, può aumentare fino alla metà i termini di cui al presente comma”.

Al contrario di quanto scrivono oggi tutti i giornali, insomma, anche il processo penale (e non solo quello civile) secondo la bozza di manovra deve durare sei anni. Ma non basta. Il copia incolla con la norma accantonata (momentaneamente) dopo le violente polemiche di magistrati e opposizioni, prosegue in molti altri articoli. Anche se non è riportato quello che prevedeva l’estinzione del processo in caso di superamento dei termini.

Tutto invece si gioca intorno alla questione dei risarcimenti. Sino a oggi, in base alla legge Pinto sulla equa riparazione, un cittadino aveva diritto a un indennizzo se il processo di primo grado durava più di tre anni. Adesso il termine scende a due e scatta dal momento della richiesta di rinvio a giudizio. Per come è organizzata la macchina della giustizia, dunque, la maggioranza degli imputati potrà chiedere il risarcimento con enormi costi per lo Stato.

Nella manovra c’ è anche una precisa scansione: “Per ciascun giorno di ritardo (del processo ndr) è liquidato un indennizzo di euro 2,50, che può essere equitativamente ridotto fino a euro 2,00 o elevato fino a euro 3,00; l’indennizzo può essere ridotto fino a euro 0,50 quando il procedimento cui l’istanza di equa riparazione si riferisce è stato definito con il rigetto delle richieste del ricorrente, ovvero quando ne è evidente l’infondatezza”. Ma non basta. I risarcimenti potranno essere richiesti a processo in corso. Per esempio, oggi il pm chiede il rinvio a giudizio di un imputato. Dopo un anno e mezzo l’imputato avrà diritto a cominciare a mettere in mora i suoi giudici, dicendo in buona sostanza: sono passati 18 mesi, entro 6 mesi voglio la sentenza. Se non arriva, a quel punto può scattare il risarcimento. E  gli atti del processo non ancora chiuso vengono esaminati da un altro giudice.

La novità è stata evidentemente architetta in previsione dell’introduzione di tutto il processo breve. Con le nuove norme è infatti inevitabile un enorme aumento delle cifre liquidate per la lungaggine dei processi. E ulteriore sovraccarico di lavoro (e confusione) nei tribunali. Con imputati, magari colpevoli, che vengono prima risarciti e poi condannati penalmente.  C’è da chiedersi: è questa la “riforma epocale” annunciata da Silvio Berlusconi?

“C’è un limite oltre il quale la politica diventa criminale e va fermata a ogni costo, prima che sia troppo tardi”, dice Antonio Di Pietro. Sorpreso di trovare nel testo di una manovra economica un pezzo delle norme sul processo breve. “Berlusconi e la sua maggioranza non hanno capito che 27 milioni di italiani hanno detto basta alle leggi ad personam”, aggiunge il leader dell’Idv. “Ci auguriamo che prevalga il senso di responsabilità nei confronti del Paese e che questa maggioranza ritiri questa norma così vergognosa e da criminali. L’Italia dei Valori si opporrà a questo scempio della Costituzione”.

Mentre Angela Napoli, capogruppo di Futuro e Libertà in commissione Giustizia alla Camera, definisce “grave, scandaloso e inaccettabile quanto sembrerebbe emergere dalla bozza della manovra finanziaria, circa l’nserimento sotto il titolo ‘Processo civile ed altre disposizioni per la maggiore efficienza della giustizià, disposizioni relative al cosiddetto ‘processo breve, cui la maggioranza aveva detto di rinunciare”, ha detto.  “La manovra non configura tagli, non presenta misure per lo sviluppo, tuttavia rispuntano norme ‘ad personam’, che nel corso della legislatura corrente sono apparse sempre quale unica ossessione del premier. L’efficienza della giustizia la si promuove attraverso adeguati interventi finanziari, utili a sensibilizzare l’informatizzazione dei servizi, ed attraverso l’adeguamento di organici e mezzi, non sicuramente attraverso provvedimenti che non rendono uguali tutti i cittadini di fronte alla legge”.

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