Bologna ad agosto fa schifo, un po’ meno che nei uichend di giugno dove tutti vanno al mare e abbandonano la città, ma siamo lì. Una volta stare a Bologna ad agosto era considerata una sconfitta, solo i poveretti rimanevano. Non è che gli altri andessero chissà dove, ma almeno scappavano dalla città ridotta a sepolcrale deserto che si rianimava solo la sera del 14 agosto con il concertone del grande Dino Sarti, personaggio indimenticato che a Bologna conoscevano più o meno tutti, ma se andavi a Imola non lo conosceva nessuno.

La popolarità bolognese è questo, anche adesso è così.

Una volta si sapeva che il 14 agosto, se eri disperato c’era il concerto di Dino Sarti in Piazza Maggiore, si andava tutti lì e alla fine ti piaceva pure e passavi una serata diversa dal solito.

Diverso invece il 14 agosto del 2011.

Le dinamiche cittadine sono un po’ cambiate, di base se ne vanno via tutti, ma sono sempre di più quelli che rimangono e che se la tirano “Perché come si sta bene a Bologna ad agosto”.

Balle. Bologna ad agosto fa schifo, non c’è niente ma questi sono dei furbi che stanno bene perché nel mese numero otto vanno a lavorare e non fanno niente, poi quando tutti tornano dalle vacanze e in teoria ci sarebbe più da lavorare, loro se ne vanno in vacanza.

Sono i veri fannulloni, sono il pubblico targhet del 14 agosto contemporaneo che non si sa bene chi dovrebbe suonare e se ci sarà il concerto.

Una volta c’era Dino Sarti, era una sicurezza, come tutto del resto, ma nell’era della precarietà ordinaria chi facciamo suonare? La città non lo sa, l’assessore alla cultura men che meno, Lucio Dalla dice che non ne ha voglia mezza, Luca Carboni ha comprato una moto ed è andato al mare, Cesare Cremonini va sui colli con la Vespa pistolata e Gianni Morandi è a Monghidoro a far delle grigliate.

Chi far suonare allora? Nel dubbio ho fatto un sondaggio su feisbuc a cui hanno risposto 802 persone e continuano a votare in tanti, ma il risultato è ormai chiaro.

Il popolo della rete, quello del futuro, degli innovatori, richiede a gran voce Francesco Guccini (96 preferenze), secondo Claudio Lolli (73 voti), terzo Bob Dylan (49 voti).  Altre preferenze molto gettonate i Devo, i Pearl Jam, Who, Tom Waits… insomma della gran vecchiaia. Ancora una volta Bologna alza la voce e sottolinea la propria vocazione di città umarellica per nulla interessata al nuovo che non avanza. Bologna vuole tornare ad essere la Bologna di una volta e ascoltare in piazza la musica di una volta. Bologna non ha bisogno di novità. Dino mio, Dino mio perché ci hai abbandonato? Se c’eri ancora, sul palco ci saresti stato tu. Eri un grande Dino e soprattutto eri una certezza, quello di cui la città ha bisogno.

Articolo Precedente

Estorsioni e camorra, nove arresti nei clan che controllano Emilia Romagna e S. Marino

next
Articolo Successivo

No Tav: con una treccia d’aglio contro la ruspa

next