Alle 11 di sera l’autoparco dei mezzi Asia, la municipalizzata del comune di Napoli, è in pieno movimento. Inizia il turno e sarà un’altra notte di fuochi, strade sbarrate, proteste e intimidazioni. Da Pozzuoli partono gli automezzi che coprono un’area della città, il nostro camion è diretto a Fuorigrotta. Ogni zona viene ripulita, in media, una volta a settimana. “Ogni volta che torniamo, però, – racconta l’autista – troviamo un nuovo accumulo di rifiuti e la disperazione dei cittadini”. Non partono tutti i camion, 33 sono fermi perché non ci sono i soldi per la manutenzione. I numeri di un’azienda che conta 3mila dipendenti, con solo settecento operativi che lavorano in condizioni straordinarie. Incrostazioni del passato che Raphael Rossi, nuovo presidente, sta provando a correggere.

Gli operai lamentano la mancata pulizia dei mezzi, in strada anche 24 ore al giorno senza sosta. ” Questa puzza che sentite è quella dei camion – spiega un lavoratore – alcuni non vengono puliti da un mese, ma non possiamo fermarci. La città è in ginocchio”. Saliamo su un automezzo direzione Loggetta, quartiere di Fuorigrotta, seguiti da un bobcat che con la pala carica i cumuli di rifiuti nel camion. Nel quartiere questa notte lavorano tre camion, ma potrebbero non bastare per ripulire l’intera zona.

Sembra tutto tranquillo, ma dopo la mezzanotte il telefono del responsabile Asia squilla: a Pianura, quartiere di Napoli a pochi chilometri, sono entrate in azione le bande della munnezza. Quintali di rifiuti in strada, cassonetti divelti, traffico paralizzato. La spazzatura è l’ultimo problema, la preoccupazione è un’altra. “L’incolumità dei nostri uomini e di chi lavora viene prima di ogni cosa, ieri ad Agnano alcuni balordi hanno fermato un camion e imposto agli operatori di recarsi in una strada e ripulirla”.

Sequestro di munnezza. Arriviamo a Pianura, i mezzi Asia, destinati in altra zona secondo un programma di raccolta, ormai saltato, hanno quasi ripulito l’area mentre i cassonetti vengono rialzati dalla strada rimessi al loro posto. Ci sono tre volanti dei vigili, chiediamo se ci sono altre segnalazioni. Nulla. Ma la radiomobile, a breve, segnala: incendio di cumuli a Pianura. In via Masseria Grande la munnezza ha preso fuoco da pochi minuti, arriviamo per primi sul posto, ma il lezzo è già insopportabile. Dai cassonetti in fiamme si sprigiona diossina. Mentre filmiamo, uno scooter con due giovani a bordo, senza casco, minacciano: “Siete stati voi, avete ‘appicciato voi a munnezza”. Rispondiamo che siamo giornalisti, che stiamo seguendo le squadre di Asia.

Insistono, vogliono che andiamo via. Probabilmente temono che abbiamo ripreso mentre i responsabili appiccavano il fuoco. Abbandoniamo la scena, i due ci inseguono, e non si fermano neppure davanti all’auto di Asia che è venuta a prenderci. Raggiungiamo i vigili urbani, ma, senza paura della presenza dello stato, ci raggiungono e inveiscono: ” V’avessam spacca a cap ‘nterr (Dovremmo spaccarvi la testa)”. Vanno via, trascorre qualche minuto, con il vigile che commenta a voce bassa: “Inutile punirli, un verbale in più non li cambia” . Sono da poco passate le due.

Da Fuorigrotta arriva un’altra segnalazione: nuovo blocco. Ancora una volta roghi e cumuli nelle strade. Ma non ci sono volanti dei vigili urbani pronte a intervenire. Il capo settore di Asia decide: lì non si va a raccogliere. “Non possiamo rischiare di andare da soli. E non possiamo darla vinta ai furbi che per liberarsi della monnezza la buttano per strada, costringendoci a intervenire”. L’emergenza riguarda tutti, non solo i più forti.

Dopo le 3 l’automezzo finisce il suo turno alla Loggetta. Lo raggiungiamo e saliamo sullo stretto abitacolo. Direzione Giugliano, allo stabilimento Stir, che tratta i rifiuti prima di inviarli, una buona parte, ad Acerra (quando funziona), per incenerirli. Giugliano, terra di discariche di camorra e dello Stato. Alla zona industriale comincia l’attesa. I camion in fila attendono il via libera che non arriva neppure quando soggiunge l’alba. ‘La monnezza sta ancora sopra’, in attesa che gli addetti Sapna, la società provinciale che gestisce gli impianti, dia il via libera allo sversamento. “Per loro, per quelli dell’impianto, è cambio turno – racconta l’autista – ci toccherà aspettare altre due ore”. Alle 6 arriva un mezzo di Asia a prenderci. Altri addetti prendono il posto degli operai che aspettano in fila, sull’asfalto reso appiccicoso dal percolato, tra cani randagi e il filo spinato dell’impianto, presidiato dai militari. Il loro turno, come il nostro viaggio nella notte della ‘munnezza, è finito.

di Nello Trocchia e Manuele Bonaccorsi

Articolo Precedente

Rifiuti, in emergenza la camorra
ci guadagna ancora di più

next
Articolo Successivo

No Tav e polizia: cosa accadrà domani?

next