Svolta storica nel giorno del Gay Pride. Nella notte di venerdì il Senato dello Stato di New York ha detto sì alle unioni omosessuali e il governatore democratico Andrew Cuomo ha subito tradotto in legge il provvedimento. Già bocciata nel 2009, la riforma è passata con 33 voti a favore, di cui quattro raccolti tra le fila dei repubblicani, e 29 contrari che includevano anche un voto democratico e tra un mese nella Grande Mela potranno sposarsi le prime coppie dello stesso sesso. Decisivo per convincere al sì anche le comunità religiose e i cattolici è stato il diritto all’obiezione di coscienza: chi non vorrà celebrare il rito infatti non sarà soggetto a sanzioni legali.

Lo Stato di New York si aggiunge così alla liberalizzazione decisa da Massachusetts, Vermont, New Hampshire, Iowa e Connecticut, e al District of Columbia dove le nozze gay sono già legge. Un voto che rappresenta una vittoria politica di particolare importanza per Cuomo che sulle nozze gay, tra le priorità del suo programma di governo, aveva raccolto anche l’endorsement di Obama. Infatti giovedì scorso il presidente degli Stati Uniti aveva incontrato a New York gli esponenti di uno dei gruppi omosessuali più conosciuti e importanti d’America, denominato Lesbian, Gay, Bisexual and Transgender Leadeship (LGBT). Nel suo intervento Obama aveva sottolineato che “le coppie gay meritano di avere gli stessi diritti di tutte le altre coppie” pur sostenendo che dovessero essere oggetto di regolamentazione statale e non federale. E col sì di New York si infiamma la campagna elettorale per le presidenziali del 2012.

Anche in Italia prosegue il dibattito sulle coppie omosessuali e alcune città hanno già avviato un processo di riforma legislativo sui diritti civili. A Milano, dove oggi pomeriggio sfilerà il Gay Pride, la nuova amministrazione di centrosinistra di Giuliano Pisapia ha annunciato di volere creare un registro delle coppie di fatto, a cui potranno iscriversi gay ed eterosessuali. Una proposta bocciata nel 2008 dalla giunta Moratti ma che in altre città italiane, tra cui Padova e Torino, è già stata adottata e che secondo Pierfrancesco Majorino, assessore milanese alle politiche sociali, “è anche funzionale all’adozione di politiche e di atti non discriminatori”. L’obiettivo della nuova giunta è quello di iniziare un percorso che porti al riconoscimento di una “ pluralità delle forme di comunione di vita, con l’impegno dell’amministrazione a promuovere la parità”. Un registro ispirato a quello creato a Padova dal sindaco Flavio Zanonato che consenta alle coppie iscritte di usufruire anche dei servizi del Comune. E Palazzo Marino intende avviare un tavolo di discussione con i rappresentanti del movimento glbt perché il registro, ha spiegato l’assessore “è uno strumento, ma non penso debba essere l’unico”.

Oggi Pisapia ha deciso anche di patrocinare il Gay Pride che non riceveva il sostegno delle istituzioni locali milanesi da 18 anni. Il sindaco però non potrà essere presente e Majorino leggerà un suo messaggio di saluto. Un’assenza che non è piaciuta al presidente di Equality Italia Aurelio Mancuso che spera non si tratti di “un ritrarsi diplomatico per non urtare qualche area politica all¨interno della maggioranza di centro sinistra”. Le intenzioni politiche, però, dimostrano che anche Milano si avvia a un processo di riforma e riconoscimento delle coppie di fatto.

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